mercoledì 20 luglio 2016

Acciaio, Silvia Avallone: come rimanere a bocca aperta

Alle 3:45 del mattino, ho finito di leggere Acciaio di Silvia Avallone.
A dire la verità è uno dei tanti libri che ho trovato al mercatino dell’usato, pagato alla strabiliante cifra di 3,50 euro e adesso che ho finito di leggerlo, mi chiedo come si possa vendere un libro del genere.
Non so neppure perché l’ho comprato: la copertina era sciatta, non quella di wikipedia con la tipa in gonna e gli occhi tristi. La copertina aveva una fantasia a linee incrociate in giallo e nero. Non mi ispirava ‘’bellezza’’, anche perché questo libro non è bello.
E’ angoscioso, malinconico e buio. Tutto fuorché bello, n’somma.
Lunedì ho incominciato a leggerlo e praticamente in due giorni l’ho finito.
E’ una di quelle storie che ad ogni passo ti sprona ad un altro paragrafo.
Alle 3:45 ero stanca, stanca morta. Avrei dovuto svegliarmi solo tre ore dopo ed ero troppo ma troppo affaticata. Eppure non riuscivo a piegare la pagina e posarlo sul comodino. Non so quante pagine ho letto in una sola notte.
Speravo non finisse mai. Ero agli ultimi capitoli e speravo che d’improvviso le pagine si triplicassero.
Mi sono affezionata un botto ai personaggi. Ero entrata nella realtà di Piombino e mi sono immedesimata così tanto da rimanerci proprio male.
Via Stalingrado è simile al posto in cui abito e le storie di Anna e Francesca erano così reali che ho davvero pensato che i personaggi fossero mie vicine di casa, ragazze che vedo e con cui parlo ogni giorno.
In quel libro la felicità si misura col misurino dell’ammorbidente ed è così reale, estremo nell’esprimere la verità su un quartiere praticamente di merda. E non avrei mai pensato di nutrire questo tipo di affetto troppo poco astratto per dei personaggi. Fino adesso, mi è capitato solo con Alice e Mattia ne ‘’La solitudine dei numeri primi’’ e Christiane di ‘’Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’’.
Mi sono sentita stupida a piangere per la morte di Alessio, uno dei personaggi che più mi incuriosiva. Ho sentito l’ansia crescere quando tre poliziotti erano fuori la porta di casa Sorrentino e sì, lo dico e non lo nego, io mi sento addosso una strana malinconia dalle 3:45.
Non ho chiuso occhio per tutta la notte, continuo a pensarci insistentemente.
Mi sento presa da questo libro. Mi sento ammanettata da queste sensazioni, ma se tornassi indietro lo ricomprerei altre mille volte ancora, perché è uno dei libri più belli che abbia mai letto.
Vorrei comprare il secondo libro di questa scrittrice, ma devo ritornare psicologicamente alla mia vita di sempre, prima di rintanarmi in emozioni che dovrebbero essere fatte di carta e invece sono di fuoco. Fuoco che divampa e ti brucia sul petto.
Non ci posso credere, son rimasta di sasso. Si può essere tristi e contenti allo stesso tempo per un libro?!

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