sabato 31 dicembre 2016

Ma le sento un po' mie, le paure che hai


Sei la parte di me più simile al peggio di me.
Sei l'ologramma del mio essere futuro, sei il disegno della rassegnazione e della disillusione che sento già mie, per quanto siano lontane, che sento già nostre, per quanto io sia incapace di arrendermene.
Sei la risposta alla domanda ''perché mi odio, perché mi faccio odiare'', hai gli occhi di ciò che odio vedere nello specchio quando mi alzo nel bel mezzo della notte, sei quello che mi lascia senza nulla da dire. Perché tutto ciò che pensi è un'equazione matematica complicatissima uguale solo per incognite alla mia. Ed io non so mai da dove iniziare, non so mai dove è necessario che si tappezzi prima.
Siamo così identici e per paura di ammettere la complicanza nell'essere uguali ci rintaniamo in ciò che più ci sembra sicuro quando niente è al suo posto:''siamo diversi, abbiamo aspirazioni diverse, siamo troppo distanti''.
E' una scusa, una cantilena ripetuta mille e mille volte. Una scusa.
Una maschera per giustificare il mio odiare te, riflesso nei miei atteggiamenti e nelle mie agonie e per giustificare il tuo odiare me, quando ti ripeto senza freno ''E allora lasciamoci, lasciami, lasciami adesso!''.



''Tu sei la luce nella notte
la chiave delle porte
il sangue sulle nocche nelle giornate storte.
Tu sei la mia sorte
la vena sopra al collo quando mi scopro forte,
le volte che non mollo. 
Tu sei la mia anima, le ali del decollo
la carica, la stamina, sul palco o sul foglio.
Tu sei questo sogno, la mia speranza unica
tu sei ciò che voglio. Tu sei la mia musica.''

sabato 17 dicembre 2016

Tremore

Non avrei mai voluto saperlo, perché avere la consapevolezza di significa pensare a cosa fare per. E sapere cosa fare per, non significa sempre essere in grado di.
Non avrei potuto esprimerlo in modo peggiore, ne son consapevole. Ma non saprei esprimerlo altrimenti.
A volte, ma mai come oggi, preferirei non sapere certe cose. E' sempre meglio non saperne, piuttosto che sapere e fingere di non esserne a conoscenza.
Quando si conosce un qualcosa, una cosa qualsiasi, che riguardi noi stessi o che riguardi chi vogliamo bene, siamo coinvolti. E pur se non riguardi chi vogliamo bene, ne siamo coinvolti comunque, perché sapere significa sapere, agire, difendere.
Avrei voluto tacesse, così da non chiedermi continuamente ''e mo' che faccio? che facciamo?'', ma forse non l'avrei voluto davvero. No, non l'avrei voluto davvero, il sol pensiero di non saperlo e di non averlo saputo prima di oggi mi terrorizza.
Il fatto è che io non posso fare finta di niente, perché quando si è scoperta la pancia e mi ha fatto vedere quei lividi e quei graffi, sono tremata. Tremata, come se qualcosa nella mia testa cadesse a pezzi.
E se è stato un tremore vederla ''accarezzata'' da mani violente, è stato un tremore notare cosa quelle mani violente le hanno messo in testa.
E cosa si fa in questi casi? Cosa?
Cosa si dice? Come si agisce?

martedì 6 dicembre 2016

Non ce la faccio più, voglio il cielo blu

Se ci fate caso è una di quelle cose che nessuno chiama mai col loro vero nome.
''Era una brutta malattia'', ''era una  cosa molto brutta'', ''era quella cosa là''.
E' come se le persone, nominandolo senza alcun remore, lo sentissero d'un tratto più vicino, a due passi dal viso, a due passi dalla lingua che ha osato pronunciare.
Devasta piccoli, ragazzi, adulti e anziani. Senza distinzione e ad occhi bendati. Come quando si gioca allo schiaffo del soldato: noi tutti con le spalle al muro e lui batte un colpo sulle spalle di chi gli è più simpatico.
Mi fermo a pensarci spesso, specialmente nell'ultimo periodo.
Si è quasi terrorizzati dal suo nome. Quando su internet spiegano cos'è non ci sembra quasi mai una cosa tanto grande. E' quel nome che incute terrore, fa venire la tachicardia, ti fa sbarrare gli occhi dalla paura.
E' quel nome che dissesta l'ordinarietà, è tutto ciò che c'è dietro quel nome che ci sembra una galassia di mali, una sorta di via lattea completamente nera e buia, in cui a fluttuare c'è solo il nero della morte. Quando penso a lui, penso ad una sorta di buco nero che si dilata e risucchia l'essere di chi deve liberarsene per sopravvivere.
Ma cosa sei? E perché fai morire le persone?