lunedì 29 maggio 2017

Fermati

Non me ne ricordo.
E' stato il periodo più brutto della mia vita e non me lo ricordo.
Non so dire quando è iniziato, perché è iniziato, quando è finito, se è mai finito.
Non me lo ricordo.
Ma so di avere avuto il periodo più brutto di tutti solo in momenti come questi, in cui piccoli flashback mi fanno sussultare dalla paura.
Chiudo gli occhi e vedo il sangue, chiudo gli occhi e mi vedo piangere con le mani sporche.
Non so dire cosa successe. So, ma non so dirlo.
Piccole immagini che mi bloccano il respiro. Ero io? Quando è successo? Ero io?
Il più grande mistero per me e per gli altri, sarà sempre il mio passato.

Tu, con me non ci parli mai

Il malessere è il mio circolo vizioso.
S’infrange sui miei occhi e chiede, solo e saccente
credevi fosse finita tra me e te?
La psichiatria fa tabula rasa
innocente e sveglia, sussurra
credevi di essere un caso clinico, per me?
E la mia voglia di parlare ripiega su se stessa
e raggrinzisce le mie mani, che si nascondono, sfuggono al tocco degli altri
e, facendo un passo indietro, inciampo sul cosa dire e sul come fare.
Resto ferma.
Arrivo, voi andate. E invece m’impianto qui, adesso, con me
a fare finta di non sentirmi sola 
a pensare a cosa dire per sembrare meno sola.


sabato 27 maggio 2017

Lettera ai miei fratelli


Lettera ai miei fratelli

Abbiate sempre il coraggio di essere voi stessi. Non abbiate mai paura di dire, d'imporvi, di difendervi.
Difendetevi sempre, sempre e comunque. Sappiate riconoscere il momento giusto per difendervi e sappiate sempre quali armi usare, nel bene e nel male.
Non abbiate mai timore di voi stessi, conoscetevi, riflettete sul vostro essere e fate vincere le vostre qualità. Non importa cosa dicono gli estranei, i conoscenti, le persone che vanno e vengono nelle vostre vite, siate in grado di essere pienamente voi stessi in tutte le sfaccettature della bellezza che conservate nella vostra anima.
Crescete. Sbagliate. Mentite. Chiedetevi il perché, chiedetevi il perché non. Credete sempre nei vostri valori e non lasciate che qualcosa possa distrarvi dalle cose che vi fanno dormire sicuri la notte.
Crescete e non dimenticatevi della famiglia. Crescete e non abbiate paura di vedervi cresciuti. Non lasciatevi impressionare da niente, piuttosto fate sì che questa impressione vi renda più sicuri, più pronti, più vigili. Sappiate difendervi l'un con l'altro, perché il valore della famiglia è l'unico valore che perdura nel tempo. Magari partiremo, ognuno avrà la sua vita, andremo lontano, non saremo più incastrati nelle stesse pareti della stessa città, litigheremo e la nostra famiglia diventerà la vostra famiglia - vostra moglie, i vostri mariti, i vostri figli -  eppure, un pezzo del nostro cuore avrà sempre i nostri nomi.
Sperimentate, capite voi stessi, maturate, lottate per ciò che volete nella vostra vita e nella vita di chi vi vuole bene.
Vivete la vostra vita pienamente e non rimpiangete mai niente: non lasciatevi niente alle spalle e non ostacolate il vostro stesso cammino. Che i ricordi, le emozioni, le foto nell'album di famiglia, possano passarvi davanti agli occhi ogni volta che vi sentite soli. E se vi sentite soli, lasciate che la solitudine vi abitui alla solitudine della vita.
Non lasciate che gli altri vi trascurino, né lasciate che il vostro magone vi faccia trascurare la vostra intelligenza, il vostro corpo, la vostra anima.
Imparate a guardare il bicchiere mezzo pieno e imparate tutti i mille sotterfugi per essere felici. Il primo di questi, è voler bene a se stessi.
Non abbiate paura di chi vi punta il dito, di chi vi giudica , di chi vi offende o di chi vi umilia.
Sì, non avete torto: questo mondo fa proprio pena. Ma se mai accadesse, crediate ancor di più in voi stessi e siate ancor più determinati nella vostra ragione d'essere. Non avete nulla che non va, non avete nulla di umiliante, nulla che valga la pena non avere. Esistete, avete vita, respirate e ridete.
Non lasciate che vi tolgano il sorriso.
Non correte dietro a nessuno, non siate schiavi di nessuno. Né schiavi di qualcosa. Non abbiate vizi e ossessioni, siate contenti nella vostra quotidianità.
Sappiate sempre accontentarvi di avere voi stessi, fate sì di essere sempre in pace col vostro modo d'essere e coi vostri rancori e coi vostri difetti e con le vostre mancanze.
Rispettatevi, e fatevi rispettare.
Non cadete in basso e fate sempre prevalere i valori che ci sono stati insegnati: la cortesia, la gentilezza, la bontà. Sarete rivendicati, se vi faranno del male.
Non limitatevi mai a niente, non legatevi a quel che non vi rispecchia, non sprecate la vostra intelligenza né il vostro essere perle in mezzo al mare. Non legatevi mai. Nemmeno a me, nemmeno a mamma, nemmeno a papà. Siate liberi, siate liberi nell'immensità di questa terra e fate sempre di testa vostra. Non siate burattini di nessuno, né in bene e né in male. Siate chi volete essere, non accontentate gli altri, accontentate i vostri sogni, i vostri obiettivi, le vostre aspirazioni, ciò che vi chiama a sé.
Vogliate sempre bene a voi stessi, contate sempre sulla vostra famiglia. Perché nonostante i mille problemi, i mille scheletri nell'armadio, le mille strade frastagliate che stiamo tutti riedificando a poco a poco, solo noi, solo noi, la vostra famiglia, vi vogliamo bene anche più di quanto possiate volere bene a voi stessi.
E anche se incattiviti, sapremmo sempre volerci bene.

lunedì 22 maggio 2017

Me per tre

Mi vedi fiorita dall'altro lato della strada
osservi me.
Osservi e pensi, che forse non ero solo erbaccia.

mercoledì 17 maggio 2017

Con la bocca sull'orecchio, non chiamare il mio nome

Ondulano i miei capelli sul tuo viso
e le tue mani lasciano scie di freddo sulla mia schiena
nuda, spoglia, inconsapevole dei tuoi pugnali.
Pensavo mi spingessi contro di te
contro la tua bocca, contro i tuoi baci;
pensavo mi volessi
ed era solo un modo per accoltellare in pieno,
nel punto giusto, qui. A metà schiena
a metà del mio esistere, a metà dell'istinto di difendermi.
E mentre piangevano le mie dita sul tuo viso e la mia bocca sulla tua
intanto scorreva, scorreva giù per il mio corpo, sangue rosso nero
e a me mancava la paura, mancava l'allarme
mancava il dissenso, il mio assenso
la mia coscienza.
Un punto all'amplesso, e mi mordo la guancia.
Se non ti senti amato il sesso non conta niente.

sabato 13 maggio 2017

E' una cascata di parole


E’ una cascata di parole.

Scorrono nella tua mente e sta a te afferrarle e bagnartene le mani.
E’ un flebile suono che ti accarezza delicatamente le orecchie mentre, ad occhi chiusi, lasci le mani in balia dell’acqua che purifica, si trascina via l’asprezza della forma delle tue vene che pulsano ancora sotto i polsi.
Le parole s’infrangono sul tuo corpo e penetrano a poco a poco, centimetro in centimetro, e dentro te? Quiete.

venerdì 12 maggio 2017

Mi scuso con me stesso perché questo rende grandi



Maggio.
L'afa, le improvvise vampate di calore, l'improvviso rabbuiarsi delle nuvole che mai son state così irrequiete il mese di maggio.
La festa della mamma, le rose sbocciate che tempestano i balconi degli stretti quartieri che vedono passare bambini coi supersantos, anziani a braccetto con le loro nipoti, mamme che tengono per mano i bambini con la voglia di correre, urlare, giocare.
E' così diverso dall'inverno. A febbraio c'ero solo io, qui, sulla panchina. E questo affollarsi di rumore, di colore, di vita, mi costringe a risvegliarmi, a destarmi, dal margine di malinconia in cui precipito quando mi sento sola.
A volte mi sembra un pugno nell'occhio, questa mia tristezza patologica. E' quasi come se fosse un livido che si espande ogni giorno di più, in ogni centimetro in più. E quando meno me ne accorgo, spunta fuori, e mi si dice:''Ma cosa c'è? Che hai?'', e mi costringo scoprirmi e non dovrei, perché i lividi destano la curiosità di chi non li conosce, o di chi non li ha avuti scuri come i tuoi.
- Ma ti fa male? Come te lo sei fatta?
E toccano, premono le dita sulla macchiolina viola, sanno qual è il punto debole, lo scoprono, sapranno dove toccare, dove farti male.
E' uno sconforto dalle dimensioni oceaniche, è tutto un concatenarsi di canzoni, parole, poesie, di penna sul foglio e vorticosi graffi inutili su una tabula bianca, rasa, che soffre la franchezza di un vuoto di parole. Come se dicesse:''Fa come vuoi, fa ciò che vuoi, cuoricini, rombi, cubi, linee e disegnini, ma non scriverai. Non ci riuscirai''.
Ma qualcosa è cambiato, perché i miei occhi non mi ripetono:''Sei banale'', ma mi dicono e sussurrano:''C'è qualcosa in te che va scoperto, che va mostrato, anche se non sai di cosa si tratti. E finché non ci riuscirai, sarai banale''.


''Mi scuso con me stesso
perché questo rende grandi.
Non certo la barba, né arrivare a diciott'anni.
Tra drammi e gioie, sulla pelle ho alcuni danni
ma nel cuore porto tagli che non vogliono cicatrizzarsi.''