(da: artesplorando)
Per proteggere cosa? Niente.
Per nascondere qualcosa? Più di una.
Forse non ho voluto testimoni. Forse non ho voluto spettatori. Forse ho voluto cessare il teatrino di me stessa: mi sono risparmiata a pochi, forse a nessuno.
Comunque sia, in qualunque modo si sia evoluto tutto questo, ora questa cinta muraria mi soffoca. Non passa il vento, non posso più vedere il sole. E per bocca d'altri il sole è una stella grandissima, un po' arancione, un po' rossa, a volte caldissima, a volte tiepida. Ma non voglio più sentir parlare del sole. Non voglio più essere testimone indiretto della mia vita, della mia esistenza destinata a sfiorirsi come tutte le altre. Io non so quanto manchi fino al giorno zero. Non vorrei neppure saperlo, mi basta sapere che metà del tempo che ho l'ho sprecato e continuo a sprecarlo, per impormi di reagire.
Voglio il sole. Voglio poterlo stringere tra i miei pugni e farci quel che voglio. Sorreggerlo e studiarlo e disintegrarlo e prenderlo a calci. Amarlo o odiarlo. Spegnerlo o soffiarci sopra.
Non mi basta più sentire raccontare. Voglio raccontare. Di come sono caduta. Di come mi sono rialzata e di come ora sono sempre in bilico. Voglio farmi raccontare. Farmi male e fare male, ridere e far ridere, piangere e impietosirmi. Voglio tutto.
Non ho voluto niente a lungo. Mi sono ostinata a farmi bastare ciò che avevo e alla fine ho scoperto di non avere niente. A parte gli incubi, una penna che scrive a tratti e una mente che viaggia alla velocità della luce, io non ho niente. E non mi serve niente. Non ho bisogno di soldi, di buoni voti, dei sorrisi degli amici. Io voglio la vita. E voglio che quando tutto si farà buio, quando arriverà il giorno zero - quello dell'ultimo sospiro - io chiuda gli occhi sorridendo: sapendo di aver vissuto tutto quello c'era da vivere. Di aver scoperto tutto quello che c'era da scoprire. Di aver amato tutto quello che la vita mi ha donato.