martedì 24 novembre 2020

Rinascita

Ragiono con me.

Nella stanza da sola 

... magari un moet.

Faccio da sola

faccio da me.

Non ho più bisogno di niente 

e so io il perché.

So io il perché.

Perché la mia testa è un po' un deltaplano 

Vola più basso, ma vola lontano.

Perché la mia faccia non è questa qui

Sono cambiata ... Per colpa di chi?

Perché non ricordo più come è iniziata 

ma vedo bene come è finita.

E anche se spesso m' hai meravigliata 

molto più spesso mi hai inorridita.

Perché quando parlo io sono Cassandra 

vera e sincera. Ma inascoltata

E quando non parlo ti accanisci di più

E io ti direi ... Ma che vuoi di più?

Perché nelle vene mi scorre il veleno 

non mi incattivisce, ma non fa male meno.

Lontana da tutti e vicina a me 

da questo momento penso per me.

Perché da quel giorno mi sento tradita 

E piano piano poi sono appassita.

Perché quello che voglio è molto di più 

ma tanto alla fine non mi capirai più.



domenica 22 novembre 2020

Briciole di pensiero #2

Tradire. Non credo esista un verbo così preciso e impreciso allo stesso momento. 
Impreciso perché si può tradire in tante maniere: violare la monogamia può essere tradimento. Sparlare di colui con cui andiamo sparlando può essere tradimento. Permettere e quindi assecondare che uno faccia del male a un altro può essere tradimento. 
Ma ogni tradimento ha in comune una cosa: è una crepa che col tempo è destinata a infrangere in due parti uguali, inconciliabili, un patto, una parola, un sentimento, una persona. 


giovedì 12 novembre 2020

Mani e trottole

 Io cercavo un posto nel mondo

e mi sono seduta accanto a te.

All'inizio era un girotondo

finiva che cascavo su di te.

Era come iniziato il mondo 

quando parlavo con te.

Ora il girotondo è una trottola

ripartiamo, ci rincorriamo 

poi ci scocciamo.

Ci chiudiamo sotto una botola

ognuno la sua.


La trottola non gira

finché non mi fai tua. 

venerdì 18 settembre 2020

Una volta

Una volta questo silenzio non assordava
Ma placava.
Era un silenzio bagnato di emozione 
Di parole sussurrate con le mani. 
Ora è solo silenzio. Asciutto. 
Prosciuga il poco che rimane di noi 
Sotterra l'ultima briciola di te 
In me.
E io non so più
Se varrà la pena
Riesumarla.

mercoledì 9 settembre 2020

Non più armistizi

Ho smesso di essere cerbiatto. L'innocenza e la debolezza, ora, non fanno più parte di me. 
Ho smesso di essere cerbiatto perché quando sei coi lupi ... o ti aggreghi al branco o ti lasci mangiare. 
Io non sono un lupo. Ma neanche la carne per i lupi.
E così, ho deciso di cancellare tutto quello che mi rende debole. Dico addio a quest'aria da ragazzina indifesa. Dico addio a questa gentilezza, a questa cortesia ... a questa sensibilità che mi ha reso fragile, non imbattibile, che mi ha reso un bersaglio facile.
I lupi mi hanno sbranata. A poco a poco, in silenzio. 
Sono entrati nella mia intimità, poi nella mia mente, poi nella mia casa. E quando hanno capito che era impossibile guadagnarsi il mio favore, hanno attaccato quello che più mi sta a cuore. Con le armi più sporche. 
Sono stati cattivi. Ma la loro cattiveria non l'hanno usata con le dovute precauzioni.
Non sanno forse che la vita è una ruota? Che questi occhi da cerbiatta osservano, comprendono, archiviano e si incattiviscono? 
Di cerbiatto, mi restano solo quelli, gli occhi. E diverranno lo strumento per capire, lo strumento per ingannare. 
Io non sono né forte né crudele come un lupo. Ma sono più furba di un branco. 
Mi hanno dichiarato guerra e questa sarà una guerra spietata. Senza regole e senza rispetto. 
E anche se adesso sono sola e vinta, ricucio le mie ferite per rispondere all'attacco. 



martedì 1 settembre 2020

Briciole di pensiero

Non mi piace la competizione. È un gioco inutile.

Uno di quei giochi che ti gonfia e ti sgonfia come un palloncino. 

E non a caso, competitivi sono sempre quelli che non hanno idea di come la competizione altro non sia che gettarsi in un'arena di leoni. Ma i tuoi.

Con la pretesa di fare guerra agli altri, non la fai che a te stesso. 

domenica 16 agosto 2020

Senno di poi

 I "bei tempi" sono sempre lontanissimi 

ora perché passati da un pezzo 

ora perché sommersi di una pioggia dorificata 

una crosta che il tempo glorifica.

Quello che accomuna tutti i bei tempi 

è la loro potenzialità.

Sono istanti di passaggio 

istanti in cui le cose si definiscono piano. 

Figure che cercano la loro linea chiusa 

Melodie che vogliono gli ultimi accordi.

Nei bei tempi non siamo altro che un punto interrogativo.

Siamo solo sogni e fantasie 

Progetti e aspettative 

Cerchiamo un punto nel mondo 

lasciandoci dietro puntini sospensivi.


venerdì 31 luglio 2020

Per sempre

La mia pelle non può cancellare le tue mani
le mie mani non possono dimenticare i calli delle tue.
E anche se la tua pelle è ruvida al tatto
rimane morbida su di me.
E anche se negli occhi non mi guardi mai
quegli occhi me li sento addosso sempre.
E anche se alla fine non ci decidiamo mai
questa è una promessa che dura per sempre.

lunedì 20 luglio 2020

Fuga e delusione

Se proprio devo parlare
allora lasciatemi urlare.
Non mi chiedete di ridere
lasciatemi piangere.
Se proprio devo venire
allora ubriachiamoci.
Non mi chiedete di smettere
piuttosto, lasciatemi andare.

martedì 7 luglio 2020

Il tempo della memoria


Alla fine del tutto ... cosa ci rimane se non la memoria? Una memoria che si modifica, si logora, fino a disperdersi nella sua astoricità.
Indagare la memoria è indagare se stessi. E se la memoria è costellata di impressioni, emozioni e sensazioni, che senso avrebbe corromperla a posteriori? La memoria è già successa, finita, conclusa. La memoria è già.

Dimostrò tutto il suo ardore 
correndo all'indietro verso il tempo.
Ricercava quel perduto calore 
ignorando il prolungato maltempo.
Doveva trovarla, per possederla in anticipo
risparmiandosi gli anni, evitando quel bilico.

Tuttavia non sapeva che il percorso era tracciato
e che tornare al tempo zero non era proprio necessario.
Rivide in limine il passato
fino al giorno che per la prima volta fu il suo avversario.
Seduti attorno a un tavolo sfiorandosi gli animi 
discutevano dell'oggi con toni acidi. 

Lei distante, sempre scontrosa
sputava monosillabi con aria altezzosa.
Che stronza, pensò
ma se è la donna della mia vita poi lo capirò.
Non sapeva che quella voce e quelle mani
avrebbero deciso per tutto il suo domani.

Discorreva nel tempo, cercando quel momento
lento e deciso ... come quel bacio che rimase in inciso.
Sperava che il tempo gli desse risposta 
ma non c'era più alcun trofeo in posta.
Solo se stesso, un gatto nero ucciso
che vagava nel tempo, fino all'ultimo avviso.



sabato 4 luglio 2020

La luce di mio

Una volta, in un giardino appassito
incontrai la Vita.
Strano a dirsi, ma ero senza via d'uscita.
Mi riconobbe e mi prese
poi mi chiese cortese:
"Hai vissuto così poco
perché questa sfida?".
Risi di gusto. Le presi le mani
ridendo e piangendo le rivelai 
che mai e poi mai
mi avrebbe vista cedere ai suoi aghi.

martedì 16 giugno 2020

I simboli del potere

Che cos'è un simbolo? Questa è una domanda troppo generica per una risposta esaustiva.
Sono simboli l'Ara Pacis, la croce cristiana, il nostro tricolore. E sono simboli anche i vostri tatuaggi. Il simbolo, insomma, altro non è che una forma materiale che nella sua finitezza è capace di evocare l'infinito della storia (individuale o sociale che sia). Possiede una forza suggestiva tale da investire gli occhi, la mente e l'animo di chi osserva.
''A egregie cose il forte animo accendono
l' urne de' forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra 
che le ricetta. (...)''
Così scriveva Foscolo nei Sepolcri, riconoscendo nella tomba il simbolo cui si ispirano le grandi azioni. La tomba si erge a monumento, a tributo del passato che condiziona e influenza inesorabilmente il presente. Il simbolo è dunque un exemplum, ma anche una forma di potere e quindi di controllo. 
Come spesso accade infatti, il simbolo è diventato lo strumento attraverso cui orientare l'opinione pubblica, il mezzo con cui fazioni in lotta si candidano all'asta per la suggestione delle masse. 
Perché distruggere un simbolo? La distruzione di un simbolo è sostanzialmente distruzione di un'idea o di un complesso di idee che ci sembrano oramai inapplicabili. 
Ed è così che viene decapitato Cristoforo Colombo a Boston. Ed è così che viene imbrattato Indro Montanelli a Milano.
La storia ha tanto da insegnarci; ma nella storiografia e nell'analisi storica non si nasconde o si oscura quello che il processo storico ci consegna come un dato di fatto: le più grandi trasformazioni, le gocce che fanno traboccare i vasi, necessitano sempre di una dimostrazione di forza. La rivoluzione francese incomincia con la presa della Bastiglia, la prima guerra mondiale con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e il conflitto America/Oriente proprio con l'attentato alle Torri Gemelle.
Decapitare Colombo ha dunque un significato che supera la nozione di vandalismo. Un gesto brutale è rifiuto categorico della sottomissione. E' la fine del silenzio e l'inizio della rivolta.
Imbrattare Montanelli definendolo ''razzista, stupratore'' non è barbarie. Significa distruggere la cultura del più forte. Significa vergognarsi della storia colonialista italiana. Significa rimproverare una cultura che ha la colpa di enfatizzare l'uomo brutale, violento, aggressivo, dominatore. Significa lasciar cadere la fisionomia dell'italiano medio: l'italiano che rivendica per sé diritti e doveri esclusivi, emarginando il diverso (che sia il nero, l'omosessuale, il dissidente, la donna emancipata, il rivoluzionario).
Perché non distruggere un simbolo? Il simbolo è quindi una sorta di arma a doppio taglio: fa ispirare e fa arrabbiare, fa emozionare e fa odiare. E proprio in virtù di questa sua ambivalenza, il simbolo ha un significato propriamente storico che non si deve cancellare.
Rimuovere Montanelli sarebbe cancellare il passato? Sì. Diverrebbe un gesto eroico che cancellerebbe la dinamica di un problema sociale molto più grande: nell'atto di rimuovere quella statua, c'è il rischio di considerare tutte queste implicazioni come già acquisite. Quando invece, per rovesciare la cultura elitaria italiana, ci vuole molto più di una bomboletta spray. 
Perché tanta discussione? Entro l'universo virtuale dei social network l'Italia ha dato il peggio di sé. Si sono accese discussioni la cui ferocia è motivo non solo di preoccupazione, ma anche e soprattutto di riflessione. 
Il motivo per cui il popolo italiano si agita al nome di Montanelli sta nella progressiva acquisizione di quel modello: un modello ora glorificato ed aurificato, ora discusso e criticato. Un modello del quale però si riconosce, in entrambi i casi, l'estraneità rispetto il presente.
La verità è che agli italiani non serve un Montanelli. La verità è che gli italiani non si riconoscono in questa politica di sottomissione, che fa di tutto una compravendita, persino il lavoro.
Una verità che sfugge a molti è che dall'America all'Europa s'è acceso un fuoco che non può esser che visto come malevolo. Questo clima di lotta, contestazione, ripudio del vecchio, si inscena entro coordinate più vaste: non dico tra gli uomini, ma tra i giovani, si respira l'aria del cambiamento. L'aria della trasformazione, dell'innovazione, dell'uguaglianza, della libertà e della giustizia sociale. Riversiamo i nostri improperi su facebook perché siamo stanchi: stanchi di essere stranieri nella nostra terra, stanchi di essere bistrattati, sfruttati, corrotti, da un sistema che non è di tutti ma solo dei potenti. 



lunedì 15 giugno 2020

Tempi nuovi. Uomini nuovi

Lo strepitio delle armi e delle idee 
Ha abbandonato i libri di storia 
Ed ha conquistato il presente 
Dall'America all'Europa.

Noi rigettiamo questi vostri valori passatisti
Rigettiamo la fisionomia dell'uomo medio 
Che ci offrite su piatti d'argento sbiancato.
Non la vogliamo la vostra cultura di separatismo sociale
Non vogliamo il vostro credo esibizionista.
Non compriamo quello che è nostro di diritto
Non patteggiamo per il nostro avvenire.
Tempi nuovi ... quelli che corrono.

Uomini del '900, abbandonate la scena.
Il 2000 è passato da un pezzo.


venerdì 5 giugno 2020

Ipnosi

Di quei momenti
Ricordo solo i tuoi occhi allucinati
E la mia paura
Di contraddirti.
Risento l'odore di chiuso
E quella striscia
Che perpretava dagli infissi
Di sole stanco sulla pelle.
Le lenzuola erano fresche
Ed il rumore della chiave che gira
Faceva eco in tutti gli angoli della stanza.
Girata la chiave, il buio è totale.

giovedì 21 maggio 2020

Demolizione ---> ristrutturazione del sé



                                            (da: artesplorando)

Attorno a me ho costruito una cinta muraria altissima. Di pietra dura, impenetrabile. 
Per proteggere cosa? Niente.
Per nascondere qualcosa? Più di una.
Forse non ho voluto testimoni. Forse non ho voluto spettatori. Forse ho voluto cessare il teatrino di me stessa: mi sono risparmiata a pochi, forse a nessuno.
Comunque sia, in qualunque modo si sia evoluto tutto questo, ora questa cinta muraria mi soffoca. Non passa il vento, non posso più vedere il sole. E per bocca d'altri il sole è una stella grandissima, un po' arancione, un po' rossa, a volte caldissima, a volte tiepida. Ma non voglio più sentir parlare del sole. Non voglio più essere testimone indiretto della mia vita, della mia esistenza destinata a sfiorirsi come tutte le altre. Io non so quanto manchi fino al giorno zero. Non vorrei neppure saperlo, mi basta sapere che metà del tempo che ho l'ho sprecato e continuo a sprecarlo, per impormi di reagire.
Voglio il sole. Voglio poterlo stringere tra i miei pugni e farci quel che voglio. Sorreggerlo e studiarlo e disintegrarlo e prenderlo a calci. Amarlo o odiarlo. Spegnerlo o soffiarci sopra. 
Non mi basta più sentire raccontare. Voglio raccontare. Di come sono caduta. Di come mi sono rialzata e di come ora sono sempre in bilico. Voglio farmi raccontare. Farmi male e fare male, ridere e far ridere, piangere e impietosirmi. Voglio tutto.
Non ho voluto niente a lungo. Mi sono ostinata a farmi bastare ciò che avevo e alla fine ho scoperto di non avere niente. A parte gli incubi, una penna che scrive a tratti e una mente che viaggia alla velocità della luce, io non ho niente. E non mi serve niente. Non ho bisogno di soldi, di buoni voti, dei sorrisi degli amici. Io voglio la vita. E voglio che quando tutto si farà buio, quando arriverà il giorno zero - quello dell'ultimo sospiro - io chiuda gli occhi sorridendo: sapendo di aver vissuto tutto quello c'era da vivere. Di aver scoperto tutto quello che c'era da scoprire. Di aver amato tutto quello che la vita mi ha donato. 

domenica 10 maggio 2020

Malinteso?

Nessuno può falsificare la tua firma
Oppure dire sì, no, forse al posto tuo
Nemmeno può dettare il tuo testamento 
Valutare i tuoi beni, senza tuo consenso.
Anche il sangue delle volte non vuole 
Bene, non che voglia male ...
E anche chi ti dice ti amo
Non è certo che lo dica sul serio.
E l'ho capito, tardi che sia 
E tu invece non l'hai capito affatto
Tutto faresti, tutto venderesti 
I soldi spicci che hai, il sangue stesso nelle vene
Vene che si riempiono d'amore 
Amore strano, ambiguo.
Bene dovresti rifletterci
E seriamente dovresti pensarci.
Non è tutto oro
E argento quello che vogliono farti credere.

domenica 19 aprile 2020

Adagio nel mattino

" Mi adagio nel mattino di primavera.
Sento nascere in me scomposte aurore.
Io non so più se muoio oppure nasco".

A volte mi osservo. E mi sento intimamente egoista. Nel mirino ci sono sempre io, sia in quello che mi biasimerà, sia in quello che mi condannerà. 
La prima verità è che sono io il mio ombelico del mondo.
Costruisco una campana attorno a me, di cristallo. A volte riesco a distruggerla, a volte no. E quando la distruggo è come se vedessi per la prima volta. Come se fossi uscita dalla caverna ... quella in cui ero imprigionata. 
È solo in quei momenti che non mi manca la chiarezza, la nitidezza del sentire e del pensare.
E quando non la distruggo mi sento come un allodola che canta, sola e mesta, in una gabbia di ferro battuto. Sono rinchiusa in una stanza insonorizzata. Non mi ascoltano e non posso sentirli. 
A distruggere la gabbia a volte ci vuole poco. Altre volte ci vuole forza, disperazione e istinto di conservazione, pazienza, prepotenza.
La seconda verità è che qualunque sia la chiave che aprirà quella gabbia, qualunque sia l'arma che disintegrerà quel cristallo duro come cemento armato, io non la ricordo mai.

O ogni volta è una chiave diversa o io non imparo mai.

domenica 29 marzo 2020

Coronavirus

A voi amanti dello ingiuriare  
che sparlate senza però parlare:   
zittitevi, dovete ascoltare.   
Mi domando a voce alta voi chi siate  
quale titolo di studio abbiate   
di quali studi e ricerche parliate. 
Quale, l'università della strada che vi ha formati? 
Quale, il titolo d'onore che vi siete comprati? 
Perchè su facebook militate manco foste dei soldati? 
La sapienza antica trapassa alcuni detti 
chiusi nella bocca degli anziani seduti ai caminetti 
e voi li ignoravate, quand'eravate bambinetti. 
Non è un caso che si abbiano due orecchie ed una sola bocca 
parlate tanto da riempire tutta la brocca 
che poi trabocca e sgoccia. 
Che senso ha parlare senza dire niente 
ergersi sul trono e puntare il dito all'incosciente? 
Con la gente che applaude e non capisce niente. 
Mia nonna diceva ''chi si fa i cazzi suoi campa cient'anni''. 
Soli, ingiuriati, criticati, così passerete i vostri anni. 
Vi fingete missionari e francescani 
vendendo odio e rancore 
fate gli inquisitori ma con lo stesso ardore 
di chi trama alle spalle senza far rumore. 
Questo COVID-19 è letale.
Nessuna distinzione e a volte nessun segnale.
Io non mi permetto di parlare.
Domani potrei essere la prossima a contagiare.


Ho sempre odiato la provincia. Sa di angustia. Di piccolezza. Frivolezza, ipocrisia. 
E anche la mia, come ogni provincia che si rispetti, si lancia in interpretazioni complottistiche e considerazioni che neppure i virologi più esperti si azzardano a fare. 
E come odio la provincia così odio facebook, il mondo provinciale più grande che ci sia. Un mondo in cui non importa che dici, basta parlare. Un mondo in cui non importa la portata delle stronzate che scrivi ma solo quanti like ricevi. 
Non ho mai avuto dubbi sul fatto che sia NECESSARIO per ognuno di noi (il povero disgraziato e lo stanco nullatenente, l'agiato signorotto e l'uomo arricchito, il ricco di sangue e il ricco per virtù) dire ciò che si crede, senza alcun timore. Per me la libertà d'espressione è sacra, anche quando a parlare sono gli ignoranti. Ma non accetto che a parlare siano uomini cattivi, violenti, che istigano all'odio e al rancore. Che accusano una compaesana affetta da COVID-19, tornata al Sud dai focolai lombardi, di essere una stupida. Augurandole la morte e non la guarigione, istigandola al suicidio e non alla speranza. Io mi rifiuto di accettare impassibile tutto questo. Io mi rifiuto di credere che tutto questo sia reale.
La compaesana in questione è stata poco attenta, avrebbe dovuto prendere maggiori precauzioni; ma io non vedo utilità nella risposta che la mia gente dà a questa situazione.
Qui la gente muore. È disperata. È rinchiusa in casa o in ospedale. C'è chi non ha fame perché non ha potuto salutare per l'ultima volta un suo caro. E c'è chi ha fame ma non i soldi per la spesa. Questa è una situazione tragica. 
E io non posso credere ai miei occhi. 
Questa è una guerra contro un mostro invisibile... e certa gente pensa a portare avanti la guerra Nord/Sud, contagiati/non contagiati.
L'emergenza nazionale ha mostrato il peggio di noi italiani: l'odio, il rancore, la violenza, la paura, l'incoscienza. 
E questa indignazione non può che portarmi a una domanda: quando tutto questo sarà finito, SU QUALE BASE, CON QUALE CORAGGIO, TORNERETE A CANTARE FRATELLI D'ITALIA?

sabato 7 marzo 2020

Senza titolo

Son passati anni e ne passeranno altri ancora.
In cuor mio so che questo risentimento, questo rancore, questo furore, non mi lasceranno mai.
Li porto sempre con me, che mi scorrano nelle vene o che viaggino nel mio corpo, nascosti e lenti.
Spinte che non posso controllare, che non posso reprimere, che posso solo assecondare.
Assecondandoli so che dò loro potere. Un potere aggiunto, a quello infinito che già detengono.
D'altronde, che potere in più posso dare a un tumore che ha metastasi in ogni parte di me?
Ho creduto di poterlo combattere. Ho creduto di poterlo contrastare.
Gli basta un minuto a possedermi totalmente, interamente.
Lasciandomi cosa? La consapevolezza di non saperlo esprimere. La consapevolezza di dover sballarmi, ubriacarmi, uccidermi, distruggermi, per liberarmi di lui.

sabato 15 febbraio 2020

Il mio San Valentino

Ti voglio bene.
Darei la mia vita per te, venderei
Tutti i sogni più belli
Pur di darti un attimo felice.
Ma ti voglio bene è troppo poco.
Io ti amo.
Ti amo come un condannato ama la luce del sole sapendo di non poterla rivedere mai più
Ti amo come un cigno ama la sua compagna
Come un cigno che sceglierebbe la morte pur di non star senza di lei.
Ti amo perché le vibrazioni che mi dai sono sempre calde. Alte. Potenti.
Ma anche ti amo è troppo poco per me e te
Anche ti amo non basta a descrivere il sole che mi hai regalato
Quando la prima volta mi hai incontrato.

domenica 9 febbraio 2020

Il sole che penetra negli occhi. Fino alle ossa

Oggi c'è il sole.
Ho sempre amato l'ombra, il fresco ... ed ora ho imparato ad amare la luce. Il calore, quel colore brillante, etereo, celestiale.
Non c'è cosa più bella del sole. Ed è quasi un privilegio starsene qui, al sole, con le spalle circondate da un calore intenso, ma non accecante. Avvolgente e non soffocante.
Madre Natura sa essere crudele, ma quando vuole può farti sentire in armonia con ogni cosa. La pioggia, la tempesta, gli uragani.
Altre volte è solo natura.
Tante volte mi son chiesta quale sia lo scopo della vita; dei nostri respiri su questo mondo immenso, in questo infinito universo.
Non trovando risposte chiare, l'uomo si crea delle supposizioni.
La mia supposizione è che l'unica cura alle nostre infinite supposizioni è starsene al sole, tranquilli, con una sigaretta accesa e con l'unica certezza possibile: di essere la versione di te che meno tradisce chi sei.

sabato 1 febbraio 2020

L'odioso movimento pendolare

Come un pendolo
Oscillo fino agli estremi
Quelli opposti.
Oscillo con tutto il mio peso
Più i pensieri, più le ossessioni.
Come un pendolo
Scocca l'ora decisiva 
Ma non è mai l'ultima.
Solo l'ennesima.
E con la penna e con il foglio
Oscillo
E con la mano e con la mente
Traballo fino a perdere percussione.
Ma cos'è un pendolo senza il suo orologio?
Cosa sono io senza un punto fermo?
Solo un pendolo 
Che oscilla e oscillerà fino a stancarsi.

giovedì 9 gennaio 2020

Gli amici

Tu, giurasti col dito più piccolo della mano
Il dito delle promesse
Che mai niente sarebbe stato capace di dividere me
E te. Che insieme eravamo non due, ma dieci, diecimila, dieci milioni
Che insieme avremmo corso il mondo e vinto ogni tempesta e burrasca
Fino al giorno in cui, insieme, avremmo cavalcato la luce
Fino alle nuvole più candide
Le onde, fino all'isola più grande.
Ora quella promessa m'incendia i pensieri
Mi distrugge il senno
Mi brucia dentro
E neppure tagliarmi il mignolo servirebbe a smorzarla.
Hai deciso di cavalcare il tempo da te
Senza nessuno a tenerti compagnia
Hai deciso di allentare la presa alla mia mano fino a lasciarla
Hai lasciato me e il nostro passato
E io oggi, lascio quella promessa al vento
Affinché la disintegri.