martedì 29 ottobre 2019

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Adesso l'ho capito.
Il mio limite è pensare di avere limiti. Limiti inviolabili, dogmi così radicati nel mio modo di pensare da passare inosservati, quasi fossero normali, quasi fossero automatici. In realtà in questo sistema fatto di prescrizioni e rettifiche, c'è una falla abnorme, la cui grandezza ha fatto sì che il problema si presentasse a me in modo diverso dal solito. In un'ottica diversa, in una prospettiva del tutto inusuale.
Si giunge, prima o poi, alla confessione. In questo processo io sono stata confessato e confessore ed ammetto che per un certo momento l'ho sentita quella necessità di rivolgermi a qualcuno di più grande. Ma in realtà non mi serviva nessuno di più grande, mi serviva qualcuno che conoscesse. Per filo e per segno. Me stessa.
Chi meglio di me può riconoscermi? Risponderei io, ma non è proprio la risposta giusta.
Ciò che ho fatto fino adesso è stato credere di essere diversa, ciò che faccio adesso è chiedermi cosa sia cambiato. Sostanzialmente, tutto. E non parlo del modo in cui porto i capelli, del modo in cui mi vesto o mi relaziono con gli altri. Parlo di me, di come sono davvero e di come cerco disperatamente di essere.
Di come tento di rinchiudere l'abbondanza del mio essere in una scatola chiusa, incellofanata. Di come cerco di addossarmi delle etichette, anche se una volta le odiavo e fuggivo da ogni cartellino messomi in fronte dagli altri.
Se mi chiedete "tu chi sei" io vi risponderò che ho il nome di San Giovanni Battista, l'unico che non ha mai tradito il Cristo. Vi dirò che ho vent'anni e ne dimostro dieci in più, vi dirò che studio quello che amo: la letteratura. Vi dirò che sono simpatica e sensibile. Vi dirò che sono altruista e bonaria. Vi dirò che sono arguta ed orgogliosa. Vi dirò che sono testarda e saputa. Questo è quello che sono. O è quello che devo essere?
Nella mia mente c'è una vocina. Non la chiamerei voce della coscienza, la chiamerei voce dell'autodistruzione.
Immaginate di passare la vostra giornata con un serpente a strisciarvi addosso: vi ammutolisce, vi punta il dito, giudica qualunque cosa voi facciate, diciate, pensiate. Non siete liberi dal suo giudizio: lui vi osserva, vi mostra la lingua minacciosa e quella presenza indesiderata vi avvilisce, giorno per giorno, sempre di più. Immaginate poi che quell'odioso serpente sia la vocina nella vostra testa: come potete allora essere spensierati? Come potete allora essere in pace con voi stessi se avete obiezioni per qualunque cosa vi riguardi?
Vi ho detto che sono sensibile. Ma perchè devo esserlo? Perchè devo rompermi come vetro ad ogni porta che non si apre o che mi sbattono in faccia?
Vi ho detto che sono simpatica. Ma perchè devo esserlo? Perchè non posso avere lune storte anche io, giornate no anche io? Perchè devo sempre sfoggiare il più falso sorriso e continuare a camminare?
Vi ho detto di essere arguta. Ma perchè? Non sarebbe meglio essere stupidi che stupidi si è più felici? Perchè devo avere sempre una risposta pronta? Posso rimanere di stucco anche io?
Vi ho detto che sono orgogliosa. Mi costa tanto fare un primo passo? Perchè penso e non parlo? Non posso illuminarmi d'amore anche io e riversare tutto quello che non ho detto per vent'anni?
E perchè chiedo scusa anche se non ho fatto niente? Quale grande peccato ho compiuto per dovermi scusare ogni minuto della mia vita? Scusa per il ritardo, scusa se non ti ho capito, scusa se non ti ho aspettato, scusami se oggi non mi va di parlare. Scusa se ti tratto male, scusa ma non ho fame, scusa torno subito. Scusa ma ho da fare, scusa continua a parlare.
Il mio limite è pensare di non poter osare. Di non poter sperimentare, di non poter giocare.
Il mio limite è pensare di essere una statua, immobile nel tempo e nello spazio, viva solo nel profondo della mia mente. Il mio limite è pensare di non essere all'altezza: nè per le persone che mi amano, nè per quello che gli altri sognano per me, neppure per quello che io sogno per me.
Quel serpente striscia addosso e mi fa sentire indegna.
In realtà forse lo sono. Sono indegna perchè seppur sappia di valere oro, continuo a trattarmi come rame. Forse indegna lo sono perchè ogni modo è buono per corrompermi, ogni modo è buono per cancellare l'oro che mi ricopre. L'unica che non riesce a vedere il mio brillare sono io.
E forse sarà per questo se prima o poi non brillerò più.