domenica 28 febbraio 2016

Cima, Mi sveglierò domani

''E tutti quanti corrono per arrivare prima in cima
ma in un mondo di arrivisti io sono quello che cammina. 
Dalle vostre frasi fatte io mi sento escluso.
Se il mondo si apre a noi io l'ho trovato chiuso. ''



Ma come si decolla senza l'aereo?
Come ci esci se non c'è la porta di emergenza?
E come cammini se la strada è piena di fossi?
Ma come scrivi senza la penna?
E che parli a fare se nessuno lo capisce?
Come l'accendi se non c'hai l'accendino?
E come faccio a guardare lontano se non c'ho gli occhiali?




giovedì 25 febbraio 2016

Ti spintono così che tu cada ed esca dalla mia mente

Arrivederci è nascondere la faccia
senza coprirsi gli occhi
e cercarsi anche se si è detto ciao.
Ed io non ti trovo
e tu non mi cerchi
e se ti spintono con lo sguardo non mi saluti e non apri neppure bocca
ma mi hai detto arrivederci, e mica addio
e ho l'impressione che tu gli occhi non è che li copri
è che non li apri proprio.

lunedì 22 febbraio 2016

Avete mai pensato di essere una macchina del sesso?
Vi siete mai sentiti come se il vostro buco fosse l'unica ragione per cui gli uomini vi si avvicinano?
La domanda che pongo lascia intendere la cosa che più odio: il piangersi addosso.
Sì, mi sto piangendo addosso. E mi piango addosso perché ho l'umore sotto i piedi e mi sento proprio così: una macchina del sesso.
Nessuno vuole stare con me, se non sui sedili posteriori di una macchina qualunque. Come se fossi solo una macchina del sesso.

domenica 21 febbraio 2016

May day



Chi non è priorità di se stesso
mette a bruciare il proprio sesto senso
e quando nella testa ha solo fumo
crede che sia nebbia
e quando non crede che sia nebbia
capisce che era fumo.

venerdì 19 febbraio 2016

Sussurrare

E rimpiazzerei il tuo viso con quello di chiunque altro
anche se infondo lo so che i tuoi occhi li hai solo tu
e nessun altro
e nessun altro a parte te mi sa guardare come mi guardi tu
e anche se non dico ciò che penso non vuol dire che non ci sto pensando
che non sto impiccando tutti gli angoli del mio cervello
col pensiero di te con un'altra, di te con una che non è me
che non sono io, che non siamo io e te
e passerei intere ore a dire di quanto sto bene
e di quanto non mi logori dentro il fatto che tu abbia preferito il niente a me
il vuoto a me
e ti prenderei mille volte il viso tra le mani per chiederti di restare
di rischiare con me
e di toglierti l'armatura e di camminare tra gli spari
e di rinunciare alla trincea e di perdere con me
di perdere con me contro il bene che ci vogliamo
e mi tremano le mani se ci penso
e venderei il mio cuore al macello se stanotte mi svegliassi
o se domani camminassi per tornare a casa e non ti sentirei più
accanto.

martedì 16 febbraio 2016

Fisici pluralisti

Empedocle ( uno dei primi fisici pluralisti) ribadì spesso il concetto secondo cui il simile conosce il simile, cioè che si conosce la terra con la terra, l’acqua con l’acqua, l’amore con l’amore e l’odio con l’odio. In pratica, pur se vissuto nel V secolo a.C., Empedocle pensava che la conoscenza avvenisse tramite l’incontro tra ciò che è nell’uomo e lo stesso elemento al di fuori dell’uomo, che è nella natura.
Ho sempre immaginato il processo della conoscenza in Empedocle in modo abbastanza bizzarro: immaginate una bolla di sapone che si avvicina alle vostre  dita e che al momento del contatto poi ‘’scoppia’’ e si dissolve in nulla, o forse in gocce piccolissime di sapone, non l’ho mai saputo.
Ecco: quando ho studiato Empedocle quest’anno è stata questa l’idea che mi sono fatta del suo modo di intendere la conoscenza. Una bolla che vola fino a decollare su una nostra mano e poi, puff, scoppia. E non c’è più. Ma cosa ne rimane di tutta questa scena vista a rallentatore? Ovviamente la sensazione. Perché quando il simile tocca il simile le due parti si riconoscono e da questo  è generata la sensazione. Voi vi direte:  ma che esempio di merda, cazzo c’entra la bolla di sapone con la sensazione? Mi piace immaginare che come la sensazione si dissolvi nel nostro corpo anche la bolla di sapone si faccia in micro particelle
piccolissime e si dissolvi nell’aria. Analogia un pochino complessa, ma è oltretutto il mio modo di associare le due cose.
Anassagora, rispetto Empedocle, pensò bene di vedere le cose in modo un pochino diverso. Di fatti, per Anassagora noi sentiamo il freddo perché sappiamo che cos’è il caldo, riconosciamo l’amaro perché abbiamo provato il dolce. Insomma, conosciamo il simile con il dissimile. Anassagora pensava che fosse impossibile conoscere l’uno senza conoscere l’altro: non è infatti semplice dare una definizione di ‘’calore’’ se non si è sentita mai prima la sensazione di freddo. Anche perché, intuendolo io stessa, per Anassagora la sensazione sta proprio nella differenza tra calore e freddo, tra A e B.
A dipende da B e B dipende da A. A+B= sensazione. Ecco.
Empedocle ed Anassagora percorrono due sentieri perpendicolari tra loro: tutto procede bene fin quando l’uno non c’ha di faccia l’altro. Il simile conosce il simile o il simile conosce il dissimile? 
Com’è che è il detto popolare? Gli opposti si attraggono ma i simili si cercano?
Devo ammetterlo: al primo confronto tra i due questa è stata  la prima cosa che ho pensato. Saranno anche filosofi che si interessavano di cosmologia e che quindi le sensazioni di cui si parla riguardano solo ed esclusivamente il rapporto uomo/natura, ma non è stato mica facile allontanare questi assurdi pensieri.
Si può dire che abbia dato ragione al primo fin quando non ho studiato l’altro.
E vi è mai capitato di incontrare una persona e sentire come se qualcosa di voi si legasse istintivamente a qualcosa che anche l’altra persona possiede? L’ho sempre immaginato come una matassa di fili magici che riconoscendo la stessa matassa degli stessi fili magici inizia a vibrare e a mano a mano, a poco a poco, inizia a districarsi e a diventare un filo lungo su se stesso. Mi piace pensare che questo filo, poi, si leghi in un nodo ben saldo con il filo dell’altra persona. Un po’ come la leggenda giapponese del filo rosso, per certi versi. Il filo rosso cerca il filo rosso. Gli interessi, volendo farci un esempio, si cercano e si trovano nelle persone che ci stanno attorno ed è il confronto stesso che è il prodotto imballato di tutto questo processo. Quando ho studiato Empedocle pensare tutte ‘ste minchiate mi ha fatto credere che Empedocle era uno veramente forte. Empedocle sì che ne capiva! Mi meravigliavo di come potesse un uomo del V secolo capire tutto ciò. E mi meravigliavo di come il succo dei suoi argomenti fosse lo stesso succo degli argomenti di cui adesso si discute. Pensavo che Empedocle avesse detto ciò che io, in prima persona, non avevo ancora trovato il modo di dire.
Due pagine dopo, però, mi aspettava un altro complesso mentale. Il simile conosce il dissimile? Forse sì, forse no, forse Anassagora si doveva fare i cazzi suoi (e pure io, volendo).
Se con Empedocle le vignette mentali raffiguravano i fili che una volta districati si legano tra loro in un nodo impossibile da sciogliere, con Anassagora la cosa è un pochino diversa.
Immaginate di voler mettere in un ago della lana, che è molto più spessa del cotone e che l’ago d’improvviso dicesse:"Ma perché vuoi entrare se sai che non ci entri?". Forse sarà pure vero che il simile conosce il dissimile, ma sto iniziando a pensare che il simile non possa stare col dissimile. Perché se per caso una matassa di cotone e una matassa di lana si districassero e si allungassero su se stesse per unirsi, la lana tirerebbe forte il nodo. E che succederebbe, allora? Semplice: o si scioglie il nodo o si spezza il cotone.

domenica 14 febbraio 2016

Beh, uhm ... Buon San Valentino?

Slegherei tutti quei nodi
e farei finta che quei cioccolatini fossero per me
ignorando il fatto di averli regalati solo per te 
e li mangerei come a volerne pulire l'esistenza 
come a fare finta che io non li abbia mai comprati
né conservati nell'armadio per farti sorridere anche oggi.
Avrei dovuto sapere, prima di annodare la scatola
che quegli stessi nodi 
avrebbero annodato la mia gola
oggi e pure domani.
E pure dopodomani.