martedì 16 febbraio 2016

Fisici pluralisti

Empedocle ( uno dei primi fisici pluralisti) ribadì spesso il concetto secondo cui il simile conosce il simile, cioè che si conosce la terra con la terra, l’acqua con l’acqua, l’amore con l’amore e l’odio con l’odio. In pratica, pur se vissuto nel V secolo a.C., Empedocle pensava che la conoscenza avvenisse tramite l’incontro tra ciò che è nell’uomo e lo stesso elemento al di fuori dell’uomo, che è nella natura.
Ho sempre immaginato il processo della conoscenza in Empedocle in modo abbastanza bizzarro: immaginate una bolla di sapone che si avvicina alle vostre  dita e che al momento del contatto poi ‘’scoppia’’ e si dissolve in nulla, o forse in gocce piccolissime di sapone, non l’ho mai saputo.
Ecco: quando ho studiato Empedocle quest’anno è stata questa l’idea che mi sono fatta del suo modo di intendere la conoscenza. Una bolla che vola fino a decollare su una nostra mano e poi, puff, scoppia. E non c’è più. Ma cosa ne rimane di tutta questa scena vista a rallentatore? Ovviamente la sensazione. Perché quando il simile tocca il simile le due parti si riconoscono e da questo  è generata la sensazione. Voi vi direte:  ma che esempio di merda, cazzo c’entra la bolla di sapone con la sensazione? Mi piace immaginare che come la sensazione si dissolvi nel nostro corpo anche la bolla di sapone si faccia in micro particelle
piccolissime e si dissolvi nell’aria. Analogia un pochino complessa, ma è oltretutto il mio modo di associare le due cose.
Anassagora, rispetto Empedocle, pensò bene di vedere le cose in modo un pochino diverso. Di fatti, per Anassagora noi sentiamo il freddo perché sappiamo che cos’è il caldo, riconosciamo l’amaro perché abbiamo provato il dolce. Insomma, conosciamo il simile con il dissimile. Anassagora pensava che fosse impossibile conoscere l’uno senza conoscere l’altro: non è infatti semplice dare una definizione di ‘’calore’’ se non si è sentita mai prima la sensazione di freddo. Anche perché, intuendolo io stessa, per Anassagora la sensazione sta proprio nella differenza tra calore e freddo, tra A e B.
A dipende da B e B dipende da A. A+B= sensazione. Ecco.
Empedocle ed Anassagora percorrono due sentieri perpendicolari tra loro: tutto procede bene fin quando l’uno non c’ha di faccia l’altro. Il simile conosce il simile o il simile conosce il dissimile? 
Com’è che è il detto popolare? Gli opposti si attraggono ma i simili si cercano?
Devo ammetterlo: al primo confronto tra i due questa è stata  la prima cosa che ho pensato. Saranno anche filosofi che si interessavano di cosmologia e che quindi le sensazioni di cui si parla riguardano solo ed esclusivamente il rapporto uomo/natura, ma non è stato mica facile allontanare questi assurdi pensieri.
Si può dire che abbia dato ragione al primo fin quando non ho studiato l’altro.
E vi è mai capitato di incontrare una persona e sentire come se qualcosa di voi si legasse istintivamente a qualcosa che anche l’altra persona possiede? L’ho sempre immaginato come una matassa di fili magici che riconoscendo la stessa matassa degli stessi fili magici inizia a vibrare e a mano a mano, a poco a poco, inizia a districarsi e a diventare un filo lungo su se stesso. Mi piace pensare che questo filo, poi, si leghi in un nodo ben saldo con il filo dell’altra persona. Un po’ come la leggenda giapponese del filo rosso, per certi versi. Il filo rosso cerca il filo rosso. Gli interessi, volendo farci un esempio, si cercano e si trovano nelle persone che ci stanno attorno ed è il confronto stesso che è il prodotto imballato di tutto questo processo. Quando ho studiato Empedocle pensare tutte ‘ste minchiate mi ha fatto credere che Empedocle era uno veramente forte. Empedocle sì che ne capiva! Mi meravigliavo di come potesse un uomo del V secolo capire tutto ciò. E mi meravigliavo di come il succo dei suoi argomenti fosse lo stesso succo degli argomenti di cui adesso si discute. Pensavo che Empedocle avesse detto ciò che io, in prima persona, non avevo ancora trovato il modo di dire.
Due pagine dopo, però, mi aspettava un altro complesso mentale. Il simile conosce il dissimile? Forse sì, forse no, forse Anassagora si doveva fare i cazzi suoi (e pure io, volendo).
Se con Empedocle le vignette mentali raffiguravano i fili che una volta districati si legano tra loro in un nodo impossibile da sciogliere, con Anassagora la cosa è un pochino diversa.
Immaginate di voler mettere in un ago della lana, che è molto più spessa del cotone e che l’ago d’improvviso dicesse:"Ma perché vuoi entrare se sai che non ci entri?". Forse sarà pure vero che il simile conosce il dissimile, ma sto iniziando a pensare che il simile non possa stare col dissimile. Perché se per caso una matassa di cotone e una matassa di lana si districassero e si allungassero su se stesse per unirsi, la lana tirerebbe forte il nodo. E che succederebbe, allora? Semplice: o si scioglie il nodo o si spezza il cotone.

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