sabato 17 dicembre 2016

Tremore

Non avrei mai voluto saperlo, perché avere la consapevolezza di significa pensare a cosa fare per. E sapere cosa fare per, non significa sempre essere in grado di.
Non avrei potuto esprimerlo in modo peggiore, ne son consapevole. Ma non saprei esprimerlo altrimenti.
A volte, ma mai come oggi, preferirei non sapere certe cose. E' sempre meglio non saperne, piuttosto che sapere e fingere di non esserne a conoscenza.
Quando si conosce un qualcosa, una cosa qualsiasi, che riguardi noi stessi o che riguardi chi vogliamo bene, siamo coinvolti. E pur se non riguardi chi vogliamo bene, ne siamo coinvolti comunque, perché sapere significa sapere, agire, difendere.
Avrei voluto tacesse, così da non chiedermi continuamente ''e mo' che faccio? che facciamo?'', ma forse non l'avrei voluto davvero. No, non l'avrei voluto davvero, il sol pensiero di non saperlo e di non averlo saputo prima di oggi mi terrorizza.
Il fatto è che io non posso fare finta di niente, perché quando si è scoperta la pancia e mi ha fatto vedere quei lividi e quei graffi, sono tremata. Tremata, come se qualcosa nella mia testa cadesse a pezzi.
E se è stato un tremore vederla ''accarezzata'' da mani violente, è stato un tremore notare cosa quelle mani violente le hanno messo in testa.
E cosa si fa in questi casi? Cosa?
Cosa si dice? Come si agisce?

4 commenti:

  1. Ciao Giovanna,
    La violenza non deve mai essere accettata, in nessun modo e per nessun motivo. Quindi quelle non sono carezze violente. Le carezze non sono MAI violente!!!


    La tua amica (suppongo) ti ha confidato qualcosa di molto grave e di cui forse si vergogna. Di cui forse ha paura.
    La tua amica cerca aiuto e l'ha chiesto a te.
    Tu parlane ad un genitore, un professore, andate dallo psicologo della scuola, l'importante è parlarne, avere qualcuno che vi sostenga e che vi protegga.

    Ma non dovete mai, MAI, MAI nascondervi. Mai mentire e mai negare!
    Mai vergognarsi perché non c'è nulla di cui vergognarsi.

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  2. Alla tua amica puoi dare il sostegno che chiede, non la abbandonare, ma non puoi farti carico tu sola di una simile situazione. Non hai gli strumenti per gestire un simile stress psicologico e peggio ancora una possibile minaccia fisica.


    Sì agisce creando una "rete di protezione" e di sostegno, per questo ti invito a parlarne con i genitori (anche solo i tuoi per cominciare) e a delle figure professionali: rivolgendovi ad uno psicologo, della scuola o del consultorio, ad un centro anti violenza, alla croce rosa, vi ascolteranno. Vi daranno il supporto e la protezione che meritate.

    In bocca al lupo.

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    1. Io vorrei che ne parlasse coi suoi genitori, è importante che lo sappiano e che lei lo faccia sapere.
      Ho paura di pressarla, non voglio metterla in crisi ... io non so come comportarmi perché ho paura di essere troppo incisiva. Le ho chiesto un ultimatum, o ne parla coi suoi, o ne parlo io con loro.
      Certe situazioni non possono essere affrontate da soli.

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    2. Hai ragione deve essere lei a parlare con i suoi, tuttavia potrebbe essere molto difficile, per lei, parlare da sola con i genitori, perché potrebbe avere paura delle loro reazioni.

      Se siete molto amiche, molto legate, offriti di accompagnarla in qual momento.

      [Una mia amica, in una situazione simile (tranne che lei aveva la faccia gonfia per un pugno), si confidò con me e con la zia. Questa zia la aiutò molto nel parlare con i genitori facendo da intermediario.
      Il contesto sociale era piuttosto degradato e il ragazzo fece delle minacce pazzesche.. ma grazie all'aiuto compatto che le diedero i familiari la situazione tornò
      alla normalità.]

      Pr me la violenza è inconcepibile, io non riuscirei a nascondermi o a coprire un'amica, ma per il suo bene insisterei affinché ne parlasse con i suoi genitori, almeno loro.

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