sabato 19 marzo 2016

Whisky, Soda e Rock 'n' Sticazzi

Intorno a me accadono tante e tante cose e non faccio altro che tenermele dentro, ancora.
E' come se avessi l'impressione che nessuno può capirmi, che nessuno mi vuole davvero ascoltare e passo metà del tempo a pensare sempre alle stesse inutili cose (quando l'unica cosa a cui dovrei davvero pensare è filosofia, che mi ha chiamata già due volte e non sapevo neppure quale fosse l'argomento del giorno).
Tutto mi annoia, tutto mi scoccia e mi sento spontaneamente sola.
Non ho nessuno con cui parlare e nessuna cosa, fatta eccezione per le serate in cui si fuma, mi attrae poi così tanto.
O meglio, sì, qualcosa c'è ma non c'è niente che faccia per me. Niente che sia alla mia portata.
In questi giorni ho visto troppo spesso Ezio (sì, lo stronzo ha un nome più stronzo di lui): in cortile, per strada, in macchina, in corridoio e addirittura ieri per il mio primo esame della patente europea ho dovuto starci per più di due minuti nella stessa stanza.
Quando ho raccontato di questi miei ''incontri casuali'' con la mia mamma e i miei amici ho finto. In modo assurdo. Considerando ciò che ho detto loro io sarei stata gelida, non mi sarei neppure girata e non l'avrei minimamente calcolato <<perché non se lo merita>>. In realtà la cosa è andata diversamente: in cortile mi sono semplicemente voltata dall'altro lato sperando di sparire, per strada mi sono necessariamente infilata in un vicolo aspettando che se ne andasse, quando il semaforo era rosso e la sua macchina si è fermata io ho casualmente cambiato rotta e ieri all'esame mi sono solo chiusa in un cesso sperando che tutto finisse al più presto possibile.
Non ce la faccio, è più forte di me. Non credo sia possibile reggere quello sguardo strano e cupo e parlando chiaramente mi fa ansia anche solo sapere che nei dintorni c'è una persona che mi ha fatto davvero male.
Queste cose odio dirle perché poi mi si chiede: ma che può mica farti se ti ha detto che non ti vuole? Ho la costante impressione che qualcuno voglia uccidermi. La costante paura che faccia come i terroristi: arriva, mi da la bomba in mano spacciandola per il regalo del mio compleanno mancato e boom! Ovviamente esplodo sola, come ogni volta, come ha già fatto e come sicuramente rifarà o lui o qualcun altro.
Sento la necessità di stargli lontana come i topi dal veleno in ''caramelle'' blu.
E fotte un cazzo se scappo. E fotte un cazzo se devo inventarmi tutte palle per dimostrare agli altri (e anche un po' a me stessa) che minchia, è tutto passato, che faccia il cazzo che gli pare.
Sento la necessità di resettare il mio cervello eppure no, non posso. E non perché è impossibile (non ci metterei niente a tirare due strisce di coca e mandare tutto a 'fanculo) è proprio che sotto sotto so che non è la cosa giusta dimenticarsene.
Così come Petrarca ha campato per quanti anni ha campato in bilico tra Gloria, Fama, Sesso e Laura e Dio, Teologia e Sant'Agostino così io sono in bilico tra l'appisolarmi e il resettare ogni parte del mio cervello e del mio cuore con quante più scelte d'autodistruzione e tra il rimanere lucida e intatta, perché questa deve essere l'ultima volta, perché devo essere una macchina perfetta, senza segni di vita o peggio ancora di sentimenti.

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