venerdì 30 settembre 2016

So di non sapere

E' successo col test d'ingresso di storia.
Dodici domande da 1 punto, tre domande libere da non valutare.
Dire che ho fatto pena è riduttivo: 4 risposte corrette su 12. Le uniche ad aver preso voti così bassi forse siamo state io e la mia compagna di banco (lei ne ha fatto qualcuno in più, probabilmente).
Ero abbastanza in pena. La storia è sempre stata una materia che studio con piacere, davvero con piacere. E' rilassante. Ed un voto del genere non è che mi abbia dato chissà quale fiducia nelle mie capacità.
Mi sono chiesta perché ricordassi così poco, se il mio voto finale fosse meritato, se davvero fossi così intelligente e capace di relazionare ogni conoscenza, come dicono.
Insomma, tremila complessi per 4 punti su 12.
C'è stato chi ne ha fatti 10 su 12, chi 12 su 12, chi 8 su 12.
L'unica ad aver preso 4 su 12 sono stata io. O meglio, l'unica ad averlo preso onestamente sono stata io.
- Uaaaa, io sai che faccio nei test d'ingresso? Aspetto che il professore ce le fa auto-correggere e segno quelle giuste!
Me l'hanno detto quasi come a prendermi in giro, si può essere davvero così stupidi?, si saranno chiesti.
Ebbene, cari miei, la cultura non si compra. La cultura non si fa barando ai test di ingresso.
Continuerò a non saperne niente della storia dell'anno scorso, continuerò a ripassare a mano a mano gli eventi a cui si fa riferimento nei capitoli del libro di quest'anno, ma alla fine - alla fine di ogni test, oramai me ne sono resa conto - i miei 4/12 varranno i loro 12/12, o forse anche un pochino in più.
12 punti su 12 al test d'ingresso non vi compreranno la terza prova all'esame, non vi compreranno gli esami per entrare all'università, non vi comprerà la sincerità nell'ammettere di essere ignoranti.
Non c'è cosa più bella dell'imparare, dello scoprire i mille lati nascosti di un qualsiasi argomento e non c'è cosa più bella che sentire di sapere e saper fare qualcosa.
E' stato il test d'ingresso più deludente della mia storia da studentessa. Eppure, se mi si potesse dare una macchina del tempo e se si potesse barare in modo da alzare il mio voto, io sceglierei sempre e comunque il mio meritato 4 su 12.
E' solo così che si può crescere nella cultura, con la cultura. 

Ed io che sono


O non sappiamo chiedere scusa, o di scuse ne diamo fin troppe, o inventiamo fin troppe scuse.
E' un meccanismo senza scrupoli, una serie di rotelline nella nostra testa che o vanno in avanti o vanno indietro, a seconda delle persone con cui abbiamo a che fare.
Quando lo guardo dopo averlo picchiato a parole, non so chiedere scusa. Muoio per il senso di colpa, giuro. Mi si asciutta la gola, i miei occhi potrebbero urlare che mi dispiace, che sono una stronza, eppure sembrano privi di vita. Me lo dicono sempre, che divento glaciale in certi momenti e i miei occhi fanno paura. Fanno paura persino a me, quando nella mia mente risuonano i tre aggettivi terribili che ha usato: apatica, fredda, insicura.
Chiedo fin troppe volte scusa quando la colpa è solo mia, e sono scuse finte e fatte di plastica quando capisco che il bene può essere tutto e può essere niente.
Essere tutto, che significa? Essere tutto, essere la sola cosa.
Essere niente, che significa? Essere poco, se lo si avvicina agli altri tremila lati di un rapporto.

martedì 27 settembre 2016

E' stata una bella domenica

E' stato un gesto che solo chi mi ha amato si è concesso di fare.
La cosa più banale del mondo, un segno di affetto sincero e spontaneo seppur semplice e quasi sdolcinato.
Ci siamo sfiorati quasi con timidezza, come se scottassero le dita, come se tremasse la pelle, come un bimbo che cerca in tutti i modi di spegnere con un soffio il numero 1 sulla torta di compleanno.
Hai baciato i miei polpastrelli come fosse il bacio del buongiorno, come fosse un bacio di ordinaria mattinata, di un'ordinaria serie di baci. L'ho chiamata spontaneità.
Spontaneità che coloro di rosso, come i cuoricini che si disegnano sul banco.
Non lo chiamo colpo basso, lo chiamo esser sorpresi per un gesto inusuale, un gesto che ho cercato, cercato e ricercato, ed ho trovato solo sulla tua bocca.




giovedì 22 settembre 2016

Voce

I can hear it in your voice, can you feel me?
I can feel it in the air.


Certe cose, quando si vivono con gli occhi sbarrati, si incarnano dentro di noi e ci ritornano alla mente come fossero un film.
Rivedi certe scene, riconosci certe voci, rivivi dei momenti.
Rivivi delle cose che ti hanno fatto male e anche in quel momento sei senza difese.
Non ti tocca che sbarrare ancora gli occhi, fermare le mani che vorrebbero intromettersi e costringere te stesso a pensare che è solo un sogno, che è solo un banale ricordo.
Un sogno che ti fa tremare le mani, un ricordo che ti fa tornare bambino - con la paura di un bambino -.
Con la testa altrove, le mani piegate sotto le gambe, accavallate, ho visto me stessa piangere.
Ha pianto di nuovo per lo stremo, la bimba che è in me.

lunedì 19 settembre 2016

Certe volte vorrei piangere per provarti cosa so provare

Anche i sentimenti, prima o poi, si riducono a niente.
C'è sempre qualcosa che fa breccia, infuoca ogni prospettiva della nostra vita e poi si spegne all'improvviso. Non lascia cenere, perché si è cenere solo la prima volta, non lascia nulla.
Divampa ed è un fuoco che si richiude in se stesso.
Così come succede con la paura, così come succede coi valori in cui crediamo, succede anche coi nostri sentimenti.
Pensiamo di star provando una sensazione magnifica, senza simili, e poi ci accorgiamo che non è niente di che. All'improvviso crolla l'interesse, la simpatia, il voler lasciarsi andare e vorrei dire che è tutta opera del buonsenso.
Eppure no, non è buonsenso, non è razionalità, non è nulla di tutto questo. E' solo un'emozione che si spegne, un'emozione a cui potevamo dare un motivo ma poi viene rasa al suolo, con tanto di sale, come con Cartagine.
E' tutto passeggero. I sentimenti sono passeggeri, le emozioni sono passeggere, le persone sono passeggere, dura tutto troppo poco.

venerdì 16 settembre 2016

Buon inizio di anno scolastico, prof!

Lei lo odia il suo lavoro.
Odia i suoi alunni, odia il signor Savio che insiste sempre a farle bere il caffè, odia quando la trattano nello stesso modo in cui lei tratta gli altri.
Bussa, ma piano piano, in modo che nessuno la senta. Entra e certe volte non dice buongiorno e ci lascia fare quello che cazzo vogliamo. Parliamo al telefono, mangiamo, usciamo per la sigaretta sulle scale di emergenza o nei bagni in fondo al corridoio (la signora Pina è al piano terra adesso, finalmente al secondo piano si può fumare e stare tutto il tempo per i corridoi a non fare niente). Quando facciamo troppo casino batte la mano ossuta sulla cattedra e penso che dica a se stessa che ci odia tantissimo, tanto quanto odia tutta la sua vita per intero, partendo dalla nascita fino al settembre 2016.
Ma queste, sono solo supposizioni mie. Di me che siedo al primo banco e l'ho sentita dalla seconda superiore in poi parlare con suo marito al cellulare, di me che sono anni che vedo con quanta depressione questa donna in tutta la sua carriera di insegnante - oltre a fare, debbo dirlo, il suo dovere - mette i puntini sulle i nel registro di classe.
A lei non interessa quanto studiamo, cosa faremo dopo la maturità, quanto sappiamo o quanto abbiamo capito. Alle nove e venti si siede alla cattedra, alle dieci meno dieci iniziamo a spiegare e chi studia studia, chi non studia cazzi suoi. Non mette quasi mai debiti, ''non vuole avere problemi'' e guarda quel cazzo di orologio ogni secondo, ogni secondo, ogni secondo.
Ci odia, dal primo all'ultimo.
E' la persona più insoddisfatta di tutta la terra: 40 anni, cinque o sei lauree, un posto fisso, capelli stupendi, un marito che non la lascia nemmeno quando gli urla per telefono che deve fare la spesa, ma comunque depressa. Chiunque la guardi pensa che sia quel genere di persona che vuole tutto dalla vita, anche se effettivamente non le manca niente.
Nonostante questo, però, è umile. Gentile e posata coi colleghi, una stronza in astinenza con tutti gli altri.
Vorrei chiederle che cazzo c'è da essere depressi il secondo giorno di scuola. Anche a me stanno sul cazzo, anche a me farebbe piacere che prendesse fuoco quest'istituto di merda, eppure non ho quell'aria affranta da tizio pronto per la ghigliottina. Che cosa triste.
Entra, ci alziamo, ''Buongiorno prof'' e tu manco rispondi. Assomigli a Maria Antonietta d'Asburgo al momento dell'esecuzione, sai?
Eppure hai la mia stima. Sei una stronza di merda, di un'antipatia unica ma mi sei di esempio. Tra vent'anni vorrei avere tutte le sue conoscenze, vorrei sapere tutto quello che sa lei (ed è una che sa tutto, e se dico tutto, intendo tutto). Certo, vorrei anche i tuoi capelli ricci castano biondi, vorrei avere le tue lauree ma grazie, potrei fare a meno della tua stronzaggine.
Non ti sopporto, mi innervosiscono i tuoi comportamenti, ma per me rimani la prof stronza più acculturata di tutte. Ricorderò quello sguardo da donna in preda alla peste di cui parla Lucrezio, ma ricorderò anche quelle pagine e pagine di appunti che prendo mentre parli.
Sì, mi piaci solo quando parli delle materie che insegni. Rimpiangerò il liceo, rimpiangerò questi anni - i più belli di tutta la mia vita, lo giuro - e rimpiangerò anche il tuo sapere così tante cose ed il tuo modo di continuare a presentarti a scuola nonostante odi il tuo lavoro (e tutti quelli attorno a te).
Buon inizio di anno scolastico, prof!

mercoledì 14 settembre 2016

Everyday

Sarebbe complicato.
Lo dico sempre, per ogni cosa, a mo' di scusa, a mo' di giustificazione se nel caso non riuscissi.
Pensa di meno e vivi di più, me lo hai scritto ieri sera. Ed io quasi mi sono offesa, perché una cosa che odio sentirmi dire è la verità.
Pensa di meno e vivi di più, pensa di meno e vivi di più.
Mi hai detto anche che ho zero fiducia in me stessa. E sì, ti ho mandato a 'fanculo e sì, mi dispiace.
Pensa di meno e vivi di più; una volta lessi una delle tante frasi fatte su quelle stupide pagine di facebook: i veri ed unici limiti sono quelli che ci poniamo nella nostra mente, o una cosa del genere.
Eppure, sarebbe complicato. Lo ripeto, sarebbe complicato.
Sarebbe complicata la cosa in sé, non sono limiti, né giustificazioni. Certe volte certe cose non accadono perché non possono accadere, sarebbero complicate, ed è inutile cercare di forzare questo meccanismo di cose che giostra la nostra vita.
Non so rischiare, non ho fiducia in niente, ed hai ragione. 

Dovresti saperlo che certe cose se accadessero incasinerebbero la tranquillità che mi ritaglio in questa vita, in questo contesto sociale, in queste quattro mura che sono la mia casa. Certe cose forse non accadono perché non devono accadere, infrangerebbero l'unico vero obiettivo della mia vita: stare tranquilla, far sì che tutto proceda normalmente.
Che vita è?, non lo so che vita è. Che vita è se mi costringo a reprimere tutte le cose belle che potrebbero succedere?, non lo so che vita sarebbe.
Non me lo chiedere. Va bene così.
Va bene così fin quando penso alle tue parole. Pensa di meno e vivi di più

lunedì 12 settembre 2016

Accireme

Accireme. Uccidimi. 
Avete presente quei giorni in cui semplicemente state fermi allo stesso posto senza fare mai niente?
Se leggete non capite, se ascoltate musica non la ascoltate veramente, vi parlano e sapete solo dire sì sì, ho capito - anche se non avete idea di cosa si stia parlando? -.
Sono quei giorni in cui pensate ma non pensate a niente, non è noia. La noia è un'altra cosa.
Quei giorni in cui non state bene, non state male, state normale.
Ma che significa, normale?
Non ho voglia di uscire, non ho voglia di stare a casa.
Voglio vedere qualcuno ma non ho voglia di parlà.
Sul letto o sulla sedia, con le mani sotto il mento o con le mani sulla fronte, fa lo stesso.
Sto' semp 'na munnezza. 

Tanto, ormai

in realtà
non so quale sia la realtà di cui parlate.
sarà che ho paura delle stesse mie mani
sarà che ho paura della mia stessa ombra
sarà che ho paura degli occhi di chi pensa
e poi dice
sarà che non voglio più uscire
da queste quattro pareti,
sarà che non voglio più il mio riflesso 
sul lato più scuro della mia camera.
Sarà che qualcosa cerca di sfasciare 
quest'involucro di plastica in cui mi sono infilata
e non ci riesce.

Ecco, l'ombra. Cos'è questa cosa che mi insegue e mi si attacca ai piedi? Cos'è questa cosa che fugge insieme a me, si accascia insieme a me, fa le stesse cose che faccio io come se volesse deridermi? Come se volesse prendermi in giro?
Non voglio vederla. Non voglio vedere né lei, né chi cammina di fronte a me, né chi mi sbatte contro.
Non voglio vedere nessuno. Non voglio alzare la testa, non voglio neppure alzarla.
Niente, non voglio fare niente. Non mi va di dire niente, non mi va di accorgermi di nessuno.

sabato 10 settembre 2016

Muto



Una volta avevo delle belle mani,
non avevano paura di gesticolare.
Adesso le nascondo finchè è possibile modellarle
poiché una volta, non avevo paura
di essere me.

Vivisezionare

Coltello da cucina a squartare i miei fianchi
è come la tua mano a squartarmi le vene.
Mi hai dato una storia da raccontare
e delle reazioni da dimenticare
hai bilanciato pioggia e neve
come se fossi tu il tizio coi capelli bianchi che smuove il mondo,
ti chiamano forse dio?
Non si crede a ciò che non si vede
non credo alla forza delle tue mani.
Non muovi certo i pianeti.
Non muovi certo le pietre con cui hai lapidato
questa mia parte di me.
O forse sì?

venerdì 9 settembre 2016

Io non ho paura


Mento.
E il mio corpo smentisce prima ch'io creda
a ciò che dico.
Smentiscono le mie mani
la frenesia nella mia mente quando credo di star dicendo troppo.
Non fidarti di me
sono un bugiarda.
Fidati di ciò che ti sussurra
la mia espressione quando ho paura.

giovedì 8 settembre 2016

Caso clinico

Di fronte a certe situazioni reagisco in due modi differenti, che però cambiano radicalmente il mio modo di risolvere certi ''problemi''. Io o mi incazzo, urlo cose e me la prendo con tutto il mondo, o resto in silenzio e parlo solo con me stessa ed ovviamente me la prendo con me stessa. 
Quando scelgo il secondo modus operandi mi accorgo che è tutto più semplice: rimango zitta, scrivo solamente e il tempo fa tutto da sé. Quando mi chiudo in me stessa le cose si risolvono più in fretta, perché semplicemente non si risolvono, imparo a farle stare zitte. Alcune volte, però, certe situazioni non posso essere lasciate in bilico, non in questo modo.
Certe cose vanno dette, certe cose fanno fatte e a volte mi dico che quando parlo tutti mi odiano, perché io o dico niente o dico tutto. Mi converrebbe stare zitta? Mi converrebbe sempre e solo reprimere qualsiasi cosa? Fingere che nulla mi tocchi? 
Adesso sto bene. Finalmente. 
Non c’è la paura di restare in silenzio o non c’è la rabbia di quelle volte che sbatto porte e tratto male chiunque.
A volte ho la sensazione di essere una specie di mostro, proprio così. Ma nemmeno un mostro, una belva. Scontato, lo so. 
Ma nemmeno una belva mi sento, mi sento come il Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Due facce della stessa medaglia che non si manifestano però, a periodi. Io nello stesso momento in cui sono Jekyll sono anche Hyde, bevo pozioni senza saperlo, forse.
Sembra sempre che gli altri mi conoscano più di quanto mi conosco io ed è assai triste non sapere quando si è se stessi o quando si finge di essere qualcun altro.
Sono anni che dico che non so chi sono. E ogni volta che credo di saperlo, c’è qualcosa che mi fa dubitare di ciò che credo.
Sono a un punto della mia vita in cui di me conosco solo quello che sanno tutti: mi metto sempre e solo nei casini. Se non mi metto nei guai non sono io. 
Qualsiasi cosa sia un ''casino'' la faccio, la penso, la dico o mi convinco a farla.
Ho dato la colpa all'adolescenza per tanto tempo, eppure quella fase è superata.
A volte mi sento proprio un caso clinico. 

E' durato poco

Rivesto me stessa di veli pietosi
quando perde valore il colore delle lenzuola
in cui abbiamo fatto l'amore.
Un attimo di piacere sfascia mille attimi di solitudine.
Rivesto questo corpo di stracci
antagonisti di una notte

e ritorno nel freezer come i surgelati.
E' stato solo sesso.

lunedì 5 settembre 2016

Fuori piove

Fuori piove. 
Batte la pioggia sulla ringhiera del balcone e vedo piccole goccioline d'acqua sul davanzale, segno che dovrei chiudere la finestra.
In realtà è una finestra che è sempre aperta. Col freddo o col caldo, con la pioggia o la nebbia, non la chiudo mai, perché i luoghi chiusi mi fanno venire l'ansia.
Ho bisogno del vento e dell'aria aperta per stare bene, non sono fatta per stare in quattro mura senza luce e senza aria fresca.
Questa volta la pioggia non mi tranquillizza affatto. Anzi, si può dire che faccia più casino di quello che non abbia già nella mia mente.
In questi giorni mi sentite parlare continuamente di cambiamenti. E che palle, direte voi.
Credo che la parola chiave di questo mese sia proprio questa: cambiamento.
Sono una di quelle persone che pensano, pensano, pensano ma solo ad un certo punto riescono a dire ciò che hanno pensato. Nel senso: ci metto un po' a metabolizzare certe cose e certe situazioni, ma quando lo faccio ne parlo incessantemente.
Probabilmente negli ultimi post non ho insistito su una cosa molto importante.
E cioè, non ho parlato come si dovrebbe in realtà fare della mia situazione col cibo.
Non è una cosa facile parlarne perché è da sempre uno dei miei più grandi complessi. Sono sempre stata cicciottella (non mi piace dire né grassa né curvy, sono due parole che detto esplicitamente odio con tutta me stessa, perché penso che nessuna delle due sappia spiegare com'è che sono fisicamente). Lo sono sempre stata ed il fatto di essere così è sempre stato un modo per gli altri di poter dire che potevo essere più bella.
''Sei una bella ragazza, hai degli occhi bellissimi e un viso stupendo, ma devi dimagrire''.
O peggio: ''Sei una bellissima ragazza, ti vorrebbero tutti se fossi secca secca! Ma non lo dico per un fatto estetico eh, non è questo''.
Insomma, nella mia vita la gente non si è mai fatta i cazzi suoi. In qualunque posto, con qualsiasi persona, qualcuno doveva farmi pesare la mia odiatissima 50.
Ogni qual volta ho cercato di essere carina ed ho ''organizzato'' un certo equilibrio col mio corpo, qualcuno ha dovuto sminchiare tutto dicendo che stavo bene così, ma potevo stare meglio.
Sono carina, ma posso essere bella.
Sono bella, ma posso essere bellissima. Nessuno è mai contento, forse perché non sono capace di togliere agli altri il potere di interferire in situazioni così personali e delicate.
Mento se dico che non mi è mai importato niente.
Mento se dico che non mi interessa come sono, conta quello che sono veramente.
So di essere intelligente, so di avere una forte personalità ed un forte carattere. Ma so anche che se fossi sul serio più magra, sarei anche più al centro dell'attenzione, perché tutto sommato l'unica cosa che mi manca esteticamente è un bel fisico. E probabilmente, il mio brutto rapporto con me stessa sta proprio nel fatto di essere consapevole di poter essere di più. Probabilmente mi odio ancora di più quando mi accorgo che gli altri hanno ragione.
Non mi sento brutta - non lo sono - mi sento grassa, che è un qualcosa di completamente diverso.
Ho dei piani, piani che chi legge riterrà inutili, non è questo a incentivarmi. Ho dei piani, delle previsioni, degli obiettivi. E voglio lavorare veramente su me stessa. Voglio lavorare a questa cosa perché adesso ho i mezzi per farlo: una mamma che mi assilla e mi dice che ce la posso fare, un papà che mi dice che sono bella anche così e che se lo faccio lo devo fare per me stessa, una parte di me che mi dice:''muoviti e mettilo in culo a questi stronzi'' e una dietologa giovane, bella, alla mano, sempre gentile e sempre pronta a darmi carica.
Mi chiedo come sarò tra qualche mese, quanto sarò diversa e cosa mi diranno le stesse persone che per anni mi hanno regalato offese e critiche random su quanto fossi ingrassata.
Mi chiedo cosa potrò mettere, con cosa starò meglio, come mi sentirò ad essere come ho sempre voluto. 

Ho bisogno di sentirmi bene con me stessa, ho bisogno di guardarmi allo specchio e dire a chi è riflesso:''Sei il massimo''.
So di potercela fare e so anche di poter mollare.
E' questa la mia paura più grande: mollare tutto quando devo rimboccare le maniche. 

L'ho sempre fatto. Ed ho paura di farlo anche adesso. L'ho sempre fatto e scrivo a me stessa di non farlo ancora, di essere più forte di questa brutta malattia per il cibo. Prego mia madre di picchiarmi se mai ricominciassi a farmi male, dico a me stessa che non le vorrò mai più bene se non mettiamo un punto a questa storia.

Tempesta

Il mare fa paura.
Può portarti a riva e può portarti al largo.
Può portati a galla e può tirarti giù.
Se ne frega, fa di testa sua.
Se magari piove e tira vento, batte sugli scogli e sui terrazzi che si affacciano solo per poter godere della sua vista. Bagna i pavimenti e sei costretto a indietreggiare, stacchi le mani dalla ringhiera per paura di bagnarti i piedi.
E' audace, intrepido. O più semplicemente, non sa quello che fa.
E' così bello quando d'estate è baciato dal sole che va a riposarsi, è così triste quando in questi giorni di settembre il sole non c'è e si muove con noia, con monotonia. Come se mancasse qualcosa.
Si susseguono quattro stagioni ed il mare è capace di adeguarsi ad ognuna di esse. Sembra che si adegui anche al nostro modo d'essere, come se fosse una persona. Come se fosse un papà che guarda i tuoi occhi e capisce cosa succede.
Quando piove e resta immobile, se ne frega della pioggia. Continua a ballare per conto suo, non resteresti a galla se ballassi con lui.
Morirebbe per essere se stesso, morirebbe per provare ciò che sa provare.

Rabbrividisco al sol pensiero

Per me la vita è stronza anche solo perché fa sì che tu nasca e poi muoia senza chi ti ha fatto nascere.

sabato 3 settembre 2016

Dedica alla poesia

Amore o passione
talento o stupida inclinazione
ho paura di perderti.
Sulla pelle vibra il timore
di non sentirti più parlare
di non sentire la tua voce passeggiare
nella mia mente.
Non abbandonare la mia penna
non smettere di calpestare e mettere alla prova
il mio bisogno di scrivere.

Hello september (con due giorni di ritardo)



Settembre è il mese delle promesse.
Il mese degli obiettivi, delle aspettative, dei buoni propositi.
Una persona che seguo regolarmente qui su blogger ha scritto che settembre è un nuovo inizio, come se fosse il primo gennaio: un altro anno, un altro viaggio, un'altra storia. Ed io concordo pienamente, sia perché settembre scandisce l'inizio di un altro anno scolastico e sia perché settembre è effettivamente quel punto a metà tra l'alto e il basso che decidiamo o di portare più in altro o di portare più in basso.
Avete presente la ''tabella'' dei propositi che solitamente si fa a inizio del nuovo anno? Benissimo, io la faccio adesso. E per mia sfortuna, non ho bisogno di segnarmi questi obiettivi prefissati perché sono gli stessi di tutti gli anni. Gli stessi che per un momento porto in alto e che poi, d'un tratto, faccio crollare non dando peso ai sacrifici che ho fatto per lo sforzo di portarli a termine.
E' topico, è quasi una leggenda metropolitana. Nessuno ci crede e nessuno ci riesce, ma ho fatto in modo di riuscirci: lunedì 5 settembre incomincio la dieta. Ho richiamato la mia nutrizionista perché sto ingrassando troppo, anche se a sua detta ho lo stesso peso dell'anno scorso, quindi ho solo ripreso i chili persi. Ricominciare la dieta per me è una cosa importante, perché questo continuo dimagrire ed ingrassare mi fa male. Sia dal punto di visto fisico, sia dal punto di vista psicologico.
O mi sento Naomi Campbell o mi sento Ugly Betty. Vorrei quantomeno cercare una via di mezzo.
Anche il mio secondo proposito è topico, lo stesso da quando ho tredici anni: non mangiare più le unghie. Oltre che poco igienico, è anche abbastanza triste osservare venticinque smalti di kiko lasciati sulla mensola in bagno a prendere polvere. Ed è anche abbastanza triste sprecarli sulle unghie finte.
Il mio terzo e più importante proposito è quasi la filastrocca di ogni studente. Devo incominciare a studiare dal primo giorno, dal primo mese, appena assegnano la teoria. L'hanno scorso ho avuto l'estrema e sudata capacità (o botta di culo) di prendere 7 a un'interrogazione di filosofia per la quale ho studiato tutto Aristotele in un solo giorno. Quest'anno non voglio sentirmi dire:''Tu sei brava, studi, sai relazionare ma non ti prendo in fiducia perché non studi costantemente''. Mi penalizza. Ed è un peccato perché punto in alto con lo studio, mi piace studiare.
Il mio quarto proposito, un pochettino impossibile da realizzarsi, è continuare a leggere. In passato, durante l'anno scolastico, ho totalmente abbandonato la lettura. Leggevo poco e leggevo male ed era un peccato perché non avevo più nulla in cui rintanarmi. Ho sullo scaffale Madame Bovary, Gente di Dublino, Le affinità elettive e Il vecchio e il mare. Spero di iniziare e completare almeno una di queste letture, anche se credo di aver scelto titoli troppo pesanti per riuscirci.
Settembre è il mese delle promesse ed io ho promesso a me stessa di riuscire almeno nel più difficile di questi obiettivi. Spero sul serio di averne la forza e soprattutto spero di avere la costanza di non mollare. Non voglio ricominciare tutto da capo.
Nell'ultimo post (http://cielodicementopiovonocalcinacci.blogspot.it/2016/08/la-verita-non-abita-piu-qua.html) vi ho parlato di come è cambiata la mia Casa, di come è cambiata l'aria che respiro, di come è cambiato il mio modo di vedere le cose. Sento l'esigenza di andare oltre, di cambiare radicalmente, di cambiare seriamente. Sento l'esigenza di cambiare me stessa.
Eppure, questo è un discorso che faccio spesso. Ed ho paura che nemmeno questa sia la volta buona.
Forse dovrei essere più determinata, forse dovrei incentivare ancor di più questa mia voglia di cambiare, devo mettermi in condizione di cambiare per forza. Non voglio che siano solo parole scritte su un post di un blog qualunque, non voglio che siano cose pensate e basta.
Voglio essere diversa e questa mia diversità deve essere reale. Deve essere notata. Sia da chi è attorno a me e sia da quella parte di me che non sa chi sono e come sono.

giovedì 1 settembre 2016

Immotivata ed assurda ansia

Ho sempre l'impressione di lasciare il mio blog ''sporco''.
E cioè, sono così perfezionista che ho paura di deludere le aspettative mie e di quelli che provano a leggere qui.
E' ansia. Ansia anche quando scrivo. Ansia da prestazione.
Ma si può?!