lunedì 21 novembre 2016

Riflessione embrionale


Non vorrei rifiutarmi di amare, sì
solo per paura di soffrirci. 
Sarebbe dire 
''rifiuto di vivere qui, 
per paura di morirci.''


Ho osato pensare che la nostra vita sia un aeroporto e che chi va e chi viene, chi viene spesso e chi va sempre, siano solo passeggeri.
Sì, è comodo pensarla così. E' comodo avere la scusa a portata di mano.
Io, nella vita degli altri, mi rifiuto di essere solo una passeggera. Ho viaggiato, ho vissuto, ho creduto, ho sperato ed ho pianto, mi sono liberata, mi sono incatenata e no, non ritengo di essere una passeggera.
Al diavolo chi parla di esperienze, chi minimizza i sentimenti propri o degli altri e chi sintetizza il tutto con poche frasi di circostanza.
Il viaggio sarà anche stato poco piacevole, il check-out sarà anche stato necessario perché no, non si può e non se ne può più, eppure rimane un viaggio. Un viaggio che matura con noi e che maturerà ancora, un percorso che permette di conoscere e soprattutto, di conoscere se stessi.
Ho visto, ho compreso, mi son chiesta perché.
Le persone nella mia vita non sono passeggere perché ad ogni segno c'è un ricordo, ad ogni ricordo c'è una persona e sì, noi esseri umani siamo a nostro modo importanti, pur se piccoli, minuscoli, simili a microbi rispetto al gigantesco ego della nostra psiche umana.
Non siamo passeggeri di niente. Siamo persone che crescono, che evolvono o progrediscono nei sentimenti, persone che sono persone, che riflettono e si pentono, che riflettono e si convincono.
No, non sapevo cosa volevo ma sì, adesso so cosa voglio. Sì, sapevo benissimo quali sono i miei punti deboli ma no, non sapevo come mascherarli. Ho imparato a nascondere la mia sensibilità? Sì, ho sempre saputo come. Ho imparato a dimostrarmi fragile con chi merita di sapermi fragile? No, ci devo ancora lavorare. Devo imparare ad aprirmi in modo diverso con le persone, devo imparare ad essere trasparente alcune volte. Dovrei imparare anche a non sbagliare volo, dovrei imparare anche a sedermi al posto giusto, dovrei imparare come veramente si può condurre un volo tranquillo, senza troppe deviazioni e dovrei imparare anche a smetterla di pensare stronzate e ammettere di essere passeggera nella vita di chi non mi ha voluto, perché è sempre così: si è sempre passeggeri di qualcuno e si è sempre aeroporto di qualcun altro. Il resto è superfluo, il resto non vale niente, i sentimenti non valgono niente, vale solo il costo del biglietto e la durata del viaggio.

3 commenti:

  1. Stai viaggiando. Il viaggio è l'esperienza più bella che ci sia. Conosci gli altri ma soprattutto te stesso. Che tu sia passeggero o aeroporto,non importa, è un ruolo quello che conta è il poema.

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    1. Vorrei solo poter fermarmi un attimo e capire cosa sto facendo.

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    2. Lo stai già facendo, riflettendo e scrivendo

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