domenica 19 aprile 2020

Adagio nel mattino

" Mi adagio nel mattino di primavera.
Sento nascere in me scomposte aurore.
Io non so più se muoio oppure nasco".

A volte mi osservo. E mi sento intimamente egoista. Nel mirino ci sono sempre io, sia in quello che mi biasimerà, sia in quello che mi condannerà. 
La prima verità è che sono io il mio ombelico del mondo.
Costruisco una campana attorno a me, di cristallo. A volte riesco a distruggerla, a volte no. E quando la distruggo è come se vedessi per la prima volta. Come se fossi uscita dalla caverna ... quella in cui ero imprigionata. 
È solo in quei momenti che non mi manca la chiarezza, la nitidezza del sentire e del pensare.
E quando non la distruggo mi sento come un allodola che canta, sola e mesta, in una gabbia di ferro battuto. Sono rinchiusa in una stanza insonorizzata. Non mi ascoltano e non posso sentirli. 
A distruggere la gabbia a volte ci vuole poco. Altre volte ci vuole forza, disperazione e istinto di conservazione, pazienza, prepotenza.
La seconda verità è che qualunque sia la chiave che aprirà quella gabbia, qualunque sia l'arma che disintegrerà quel cristallo duro come cemento armato, io non la ricordo mai.

O ogni volta è una chiave diversa o io non imparo mai.