sabato 29 aprile 2017

Dislocazione

666, il numero di satana
l'ossessione del mese di aprile,
sei, sei, sei, sei sufficiente,
l'assassinio dei miei sensi
la gloria della mia intelligenza,
il simbolismo del mio ingegno
l'esulto del mio impegno, il momento del felice 6.

mercoledì 26 aprile 2017

Veloce, veloce

La fugacità del tempo.
Presto, presto, presto. Devo fare presto.
E’ tardi, è tardi, è tardi. Non posso fare più niente.
La nostra vita è in totale funzione del tempo che passa, della sabbia che scorre nella clessidra e a volte crediamo di poterlo sopraffare. Crediamo di essere più veloci di lui e intanto il tempo passa e il treno parte, il tempo passa e ho perso il treno. Crediamo di poter prendere in giro il tempo e intanto lui gode. Gode!
‘’E’ tardi, è tardi, è tardi’’ e ride beffardo, maligno, perché sa di essere l’unica mano a giostrare la nostra vita. E più ci disperiamo di lui, più si gonfia il suo ego; più tentiamo indifferenza, più s’impunta e ci castiga. Non si può restare invisibili; il tempo passa e spazza via tutto quello che abbiamo: emozioni, possessi, tempo di, tempo per.

venerdì 21 aprile 2017

Brutto sogno

''E daije mille compless
comme sì già nun ne teness
ce stanno minut ca’ nun pens
e parlà sul che tennent’s.''
D'impulso.
Una strofa di getto, vorrei scrivere. Come le canzoni che ascolto, veloci, concise, cantate con la rabbia di chi ha qualcosa da dire e te lo dice senza sosta, con impeto, con trasporto, con l'aria di chi ti dice tutto, subito, senza ''censura'', senza gentilezze, in tre/quattro minuti.
Vorrei scrivere così, vorrei cantare anch'io così, senza fermarmi e chiudermi nel mio silenzio che seppure non sia fastidioso, non mi si addice.
In questo periodo mi manca trasporto. Non scrivo con trasporto, non studio con trasporto, non parlo con trasporto, ho i sensi appiattiti. L'unica cosa che mi trasporta con un minimo di interesse sei tu.
Sto commettendo un errore, ne son consapevole, ed ogni volta che apro gli occhi, chiudo il rubinetto dell'acqua, smetto di fantasticare, mi dico ''fermati, arrestati finché sei in tempo''.
Vorrei davvero che la realtà in cui ritaglio il mio ruolo di figlia, studentessa, amica, ragazza per i corridoi, sconosciuta per il centro commerciale, possa colmare questa necessità che ho di attenzioni.
Io non ho più niente da dire. Si è appiattita la mia vena critica, si è appiattito il mio credere in positivo o in negativo (semplicemente, non credo, vado a tentoni senza pormi problemi), si è appiattito il mio appagare me stessa nella presenza degli altri, si è appiattito il mio contare su chi mi sta attorno. Non patisco assenze.
Non ho più niente da dire. Impossibile? Magari sì. Sicuramente sì. Ma ciò che ho da dire non voglio dirlo, mi è inutile, mi è difficile e non mi gratifica.
A gratificarmi è l'idea di ascoltare, e non di essere ascoltata.
Sei così complicato, un passo avanti e cento indietro, un sotterfugio per colpirmi e due per ritirarti.
So che non succederà niente tra di noi, mi godo il momento, ''usufruisco'' di questo momento per non annegare nella totale noia di questo periodo.
Questo è ciò che mi dico, per difendermi dall'altro lato di me.
Aprile è sempre il mese più brutto dell'anno. E' sempre il mese in cui sono più apatica, arrabbiata, odiosa, silenziosa, avvelenata e sfortunata.
Bello vero? Cento righe di niente.
''Non ho niente da dire'', ma quando? Ma come? Perché mi prendo in giro?
Non so più scrivere.

domenica 16 aprile 2017

Vaffanculo

Sola.
Mi sento sola come se fossi l'unico essere vivente sulla faccia della terra.
Mi sento tradita, mi sento tradita come se fossi stata io a tradirmi. Ma il peggio è che non posso punirmi per una cosa inflittami da altri.
Il peggio del sentirsi traditi è il non poter dare la colpa a se stessi. Perché se la colpe fosse mia, mi taglierei le vene, mi strapperei gli occhi, mi prenderei a morsi la testa. Quando è un'altra mano a farti male devi stare fermo: fermo perché è intrinseco quel minimo di rispetto per se stessi. Trabocchi, piangi, ti viene da urlare e trattieni non il fare male a te stesso ma il fare male a chi ti ha fatto male.
Mi sento tradita. Infamata. Incompresa. Derisa.
Come se fossi io l'unica persona capace di comprendere il mio punto di vista. E mi farei in mille pezzi, perché voglio solo scomparire. Scomparire e non sentire né chi parla, né chi risponde, né chi sussurra.
Abbandono le imprese disperate, abbandono i casi disperati, abbandono chi non sa sacrificarsi una sola volta per me. Chi non c'è mai quando alzo dito, chi mi scarica addosso tutto quello in cui mi tengo fuori a forza.
In ogni caso, tu vai avanti ed io sono fiero di me. E certe cose tu prova solo a ripeterle.
Le tue promesse camuffate da minacce, se sei un amico vero ora vieni a dirmele in faccia.

E' finito il tempo delle belle poesie

In realtà
non ho più parole per dire quanto male mi fate.
Perché mi sembra così piccola la mia calligrafia
così piccole le parole che uso
così piccolo il mio modo di esprimermi
da non essere in grado neppure di dimostrare un quarto del male che sento
quando mi parlate
quando ridete
quando fate cose e fingete cose.
Non c'è parola che riassuma, né due, né tre,
che possano darmi il senso di pienezza nel dire
''sì, l'ho detto''.
A passo a passo tutto cade
sono pronta.
Sono pronta per contare solo su me stessa
sono pronta per contare anche sulle scontate cose che mi ritrovo a scrivere.
Non conterò su di voi, né su chiunque.
E così come nella storia
le rivoluzioni diventano oppressioni
i vinti saranno vincitori
e gli eventi sono ciclici concatenati tra loro
con la facoltà di tornare sempre ad un unico elemento innescante
così io mi sento nel sentirmi sempre allo stesso modo.
Come due mesi fa, come quattro anni fa.
Io non cambio mai.
E neppure voi.

giovedì 6 aprile 2017

Artrite

Dai una caramella a un bambino
o dai dell'acqua a un pesce
o dai dei sogni a un ragazzo
o dai una penna a un poeta
ti sorrideranno come se quell'attimo fosse l'ultimo
come se fosse l'ultimo scalino prima del salto.
Dai una margherita a una mamma
o dai il braccio a una donna anziana
e ti baceranno come se fosse l'unico modo di dire grazie.
Dammi un unico motivo per non perdere il senno
o dammi un'unica ragione per non lasciarmi andare
o dimmi solo il motivo per cui non dovrei lasciare tutto
cadere ai miei piedi.
Presterei ascolto.

mercoledì 5 aprile 2017

Ninna Nanna



Tu, tu, tu
se tu fossi una chitarra ...
Ti porrei adagio sulle mie cosce per accarezzare le corde del tuo cuore
e farne melodia.
Se tu fossi un neonato
ti dondolerei tra le mie braccia, carezzandoti gli occhi tirati dal pianto.
Tu, tu, tu
Se tu non fossi tu, se io non fossi io
saresti col mento sulla mia spalla, le labbra sulla mia anima
circondati nella vastità di noi.

lunedì 3 aprile 2017

Pesce d'aprile (?)

Nella mia mente è tutto idillio.
E questo mio tendere all'idealizzazione di qualunque cosa fa sì che i miei ricordi siano plasmati di fittizia realtà.
E' stato idillio la mia prima volta, è idillio il rapporto tra me e mio padre, è idilliaca anche la mia sessualità, è idilliaca la mia infanzia e le cose che sono successe quando sono stata solo una bambina.
A volte mi sembra di avere un remoto ricordo di qual è stato il mio vero passato. E sulla mia mente a volte soffiano dei flashback che mi fanno sussultare, proprio così, sussulto. Chiudo istintivamente gli occhi e scrollo di dosso il brivido della consapevolezza.
- ''Che c'è?''
- ''Un brivido di freddo''.
Mi passano davanti agli occhi delle immagini, come se fosse un film, ma come se non fosse il mio. E' mera immagine: non sono io, non mi è nulla familiare, non c'è nulla che mi faccia dire ''Io me lo ricordo''. E' quel brivido a farmi pensare che sia successo a me, che l'abbia fatto io.
In questi momenti mi sento come se avessi la mente vuota, come se la mia mente fosse solo un grosso scatolo vuoto che sembra pesante solo perché poggio tante piccole e finte considerazioni sul coperchio.
Tutti i miei ricordi sono stati manomessi, è tutto artificiale, nulla come è realmente. Ma tutto passa alla dogana. Al mio modo di vivere, va bene così.
I miei sogni, i miei sussulti, i miei disturbi, sanno cosa non ho mai rivelato a nessuno; ma io scrivo, cancello, brucio, è artificiale anche questo che sto scrivendo.