domenica 24 settembre 2017

Niente temporali, io e questo sole, oggi, siamo come fidanzati

Settembre è sempre stato il periodo dei cambiamenti.
''Smetto di fumare'', ''smetto di mangiare'', ''smetto di non studiare per settimane intere'', ''smetto di essere stronza''.
Questo settembre è un settembre diverso, un settembre positivo, senza finti propositi ma più che altro un settembre con la grinta del propormi in cose differenti e la tranquillità nel portarle a termine (senza ansia, senza sopruso, senza essere tiranno di me stessa).
L'ho capito, e mi sembra di aver salito una quindicina di scale per quanto sono stata abituata a costringermi in certe cose.
Non smetto di fumare, perché fumare mi rilassa. Ho prefissato cinque sigarette al giorno o anche meno, e quando mi viene l'ansia di avere poco da fumare e troppa voglia di fumare, dico a me stessa:''stai sciolta''.
Non smetto di mangiare, sono a regime, sempre, comunque, da adesso a quarant'anni. Eppure, mi concedo le mie ''fantasie''. Una settimana a mangiare solo insalata, fette biscottate, acqua e ieri sera: kebab, maionese, patatine, provola, insalata. Oggi: caffellatte e cornetto ripieno di nutella.
Non smetto studiare e non smetto di non studiare, si studia quanto basta. Addio settimane intere di studio, addio settimane a recuperare interi programmi di fisica e greco. Addio!
E non smetto neanche di essere stronza, perché c'è un lato del mio carattere che mi rende pungente, non posso farci nulla, con tutta la mia buona volontà.
Si trova un equilibrio, un equilibrio per ogni cosa. Arrivi ad un certo punto del mese, della settimana, dell'anno, che hai bisogno di stare in equilibrio. Né in eccesso e né in difetto, in equilibrio con te stessa, i tuoi vizi, le tue attitudini.
Per un verso, sono portata a dire con consapevolezza che questo senso di armonia durerà pochi e pochi giorni: quest'anno dovrò diplomarmi e ciò comporta uno studio maggiore per non rinunciare all'ottanta a cui aspiro. Studiare richiederà pazienza, organizzazione, costanza ed io smadonnerò già dalla settimana prossima, perché, tra parentesi, dovrei addirittura patentarmi entro novembre. Saranno mesi di nervoso, di bestemmie, di pianti isterici e di ''io non mi presento'', ''io non mi diplomo'', ''vaffanculo io non ci vado all'università'', ''vaffanculo a me che volevo patentarmi''.
Ne ho la consapevolezza ma non mi interessa. Oggi è domenica, non si va a scuola, mamma non lavora e c'è il ragù. C'è un sole cocente e un leggero venticello quasi poetico.
Vaffanculo al lunedì, a storia dell'arte, alle mille materie orali in cui devo prepararmi per domani: oggi è domenica ed è una bellissima giornata. E niente e nessuno può cambiare il mio buonumore. 

martedì 19 settembre 2017

Ho raccolto Fiori


Ho raccolto Fiori
come se fossi un fioraio.
Li ho tenuti, raccolti nella mia mano, stretti
come le mani di mia sorella racchiuse nelle mie quando camminiamo
per le strade della city.
Sono appassiti, un po' per il tempo senza acqua
un po' per la stretta del mio pugno.
Sono appassiti uno ad uno ed adesso
ho comprato un fiore di plastica.

Non appassisce, ma vuole fiocchi, odori, vasi in cui poggiarsi. 
Mi distraggo pensando ai fiori che potevo non cogliere
ai fiori che non dovevano appassire, al fatto che i mazzi di fiori non fanno proprio per me. 

giovedì 14 settembre 2017

Ultimo primo giorno di scuola

Il sedici settembre dello scorso anno scrissi di Lei.
La belva, Maga Magò versione scheletrica e riccia, l'attaccapanni in ferro battuto con due occhi e un paio di stivali consumati ed invernali, anche a giugno.
Ebbene sì ... dopo quattro anni, la nostra storia alla Catullo (di amore e odio) si porta a conclusione.
E' diventata preside. Ed è andata via. E non c'è più. E adesso italiano lo studiamo con un'altra professoressa che non è lei. E adesso la mia professoressa al top della classifica, non è più la mia professoressa. E' solo un bellissimo pensiero al quale associo il mio amore per lo studio, per la letteratura italiana, per i versi.
Mi ha fatto strano non vederla per i corridoi. Mi fa strano pensare che mentre io penso lei non pensa alla mia classe, a questi quattro anni indimenticabili, a questo liceo che lei ha lasciato con la quarta e io non voglio lasciare per nessun motivo al mondo.
Questo è il mio ultimo anno.
Durante il mio primo anno di liceo non avrei mai pensato di dirlo, e dirlo mi commuove. Mi mancherà il liceo.
Mi mancherà come ad un neonato manca l'odore della mamma.
Il quattordici settembre dell'anno prossimo io non sarò nell'aula 36 al secondo piano, l'ultima classe del corridoio sulla sinistra, vicino le scale d'emergenza.
Mi mancherà tutto questo: le sigarette fumate di fretta e furia nei bagni, nel cortile, sulle scale d'emergenza. Mi mancheranno le strilla della vicepreside e mi mancheranno i panini della salumeria del liceo.
L'erba bagnata che diventa fanghiglia, la cappa di studenti che si accumulano all'entrata per ripararsi dalla pioggia, i fogli volanti con gli appunti, le tapparelle che ti cadono addosso. Il buongiorno del Signor Savio, le chiacchiere coi professori, le chiacchiere nei bagni con gente a caso, le tute mai messe per educazione fisica, il caffè scroccato dal signor Felice.
Mi mancherà tutto questo e mi mancheranno tanti altri piccoli dettagli, tante altre piccolezze, che a dirle, mi sento stupida.
Sarò patetica, sarò melodrammatica, sarò semplicemente giovane, adolescente, incapace di rassegnarmi al dover crescere. Ma io, io, resterei sempre qua. Sempre alle superiori, tutta la vita. Sempre in bilico tra le responsabilità e la libertà, tra la maturità e la leggerezza, tra il senso del dovere e il senso dello svago, tra le stronzate e i discorsi seri, tra persone e persone, che sono esattamente come me: liceali.

- Rimarrete sempre in me.
Rimarrà in me ogni singolo pezzo di questo liceo.
Rimarrà un tratto di tutti i miei professori nella mia intimità
rimarrà un tratto di tutti i miei compagni di classe nelle memorie di questi quasi cinque anni.
Rimarranno in me le occupazioni, i presidi, i progetti, le iniziative
le discussioni, i convegni, gli incontri con autori
tutto quello che il liceo mi ha regalato
per farmi crescere, per farmi capire, per farmi imparare, per farmi scoprire da me stessa e dagli altri.
Vorrei che non finisse mai. -