lunedì 5 settembre 2016

Fuori piove

Fuori piove. 
Batte la pioggia sulla ringhiera del balcone e vedo piccole goccioline d'acqua sul davanzale, segno che dovrei chiudere la finestra.
In realtà è una finestra che è sempre aperta. Col freddo o col caldo, con la pioggia o la nebbia, non la chiudo mai, perché i luoghi chiusi mi fanno venire l'ansia.
Ho bisogno del vento e dell'aria aperta per stare bene, non sono fatta per stare in quattro mura senza luce e senza aria fresca.
Questa volta la pioggia non mi tranquillizza affatto. Anzi, si può dire che faccia più casino di quello che non abbia già nella mia mente.
In questi giorni mi sentite parlare continuamente di cambiamenti. E che palle, direte voi.
Credo che la parola chiave di questo mese sia proprio questa: cambiamento.
Sono una di quelle persone che pensano, pensano, pensano ma solo ad un certo punto riescono a dire ciò che hanno pensato. Nel senso: ci metto un po' a metabolizzare certe cose e certe situazioni, ma quando lo faccio ne parlo incessantemente.
Probabilmente negli ultimi post non ho insistito su una cosa molto importante.
E cioè, non ho parlato come si dovrebbe in realtà fare della mia situazione col cibo.
Non è una cosa facile parlarne perché è da sempre uno dei miei più grandi complessi. Sono sempre stata cicciottella (non mi piace dire né grassa né curvy, sono due parole che detto esplicitamente odio con tutta me stessa, perché penso che nessuna delle due sappia spiegare com'è che sono fisicamente). Lo sono sempre stata ed il fatto di essere così è sempre stato un modo per gli altri di poter dire che potevo essere più bella.
''Sei una bella ragazza, hai degli occhi bellissimi e un viso stupendo, ma devi dimagrire''.
O peggio: ''Sei una bellissima ragazza, ti vorrebbero tutti se fossi secca secca! Ma non lo dico per un fatto estetico eh, non è questo''.
Insomma, nella mia vita la gente non si è mai fatta i cazzi suoi. In qualunque posto, con qualsiasi persona, qualcuno doveva farmi pesare la mia odiatissima 50.
Ogni qual volta ho cercato di essere carina ed ho ''organizzato'' un certo equilibrio col mio corpo, qualcuno ha dovuto sminchiare tutto dicendo che stavo bene così, ma potevo stare meglio.
Sono carina, ma posso essere bella.
Sono bella, ma posso essere bellissima. Nessuno è mai contento, forse perché non sono capace di togliere agli altri il potere di interferire in situazioni così personali e delicate.
Mento se dico che non mi è mai importato niente.
Mento se dico che non mi interessa come sono, conta quello che sono veramente.
So di essere intelligente, so di avere una forte personalità ed un forte carattere. Ma so anche che se fossi sul serio più magra, sarei anche più al centro dell'attenzione, perché tutto sommato l'unica cosa che mi manca esteticamente è un bel fisico. E probabilmente, il mio brutto rapporto con me stessa sta proprio nel fatto di essere consapevole di poter essere di più. Probabilmente mi odio ancora di più quando mi accorgo che gli altri hanno ragione.
Non mi sento brutta - non lo sono - mi sento grassa, che è un qualcosa di completamente diverso.
Ho dei piani, piani che chi legge riterrà inutili, non è questo a incentivarmi. Ho dei piani, delle previsioni, degli obiettivi. E voglio lavorare veramente su me stessa. Voglio lavorare a questa cosa perché adesso ho i mezzi per farlo: una mamma che mi assilla e mi dice che ce la posso fare, un papà che mi dice che sono bella anche così e che se lo faccio lo devo fare per me stessa, una parte di me che mi dice:''muoviti e mettilo in culo a questi stronzi'' e una dietologa giovane, bella, alla mano, sempre gentile e sempre pronta a darmi carica.
Mi chiedo come sarò tra qualche mese, quanto sarò diversa e cosa mi diranno le stesse persone che per anni mi hanno regalato offese e critiche random su quanto fossi ingrassata.
Mi chiedo cosa potrò mettere, con cosa starò meglio, come mi sentirò ad essere come ho sempre voluto. 

Ho bisogno di sentirmi bene con me stessa, ho bisogno di guardarmi allo specchio e dire a chi è riflesso:''Sei il massimo''.
So di potercela fare e so anche di poter mollare.
E' questa la mia paura più grande: mollare tutto quando devo rimboccare le maniche. 

L'ho sempre fatto. Ed ho paura di farlo anche adesso. L'ho sempre fatto e scrivo a me stessa di non farlo ancora, di essere più forte di questa brutta malattia per il cibo. Prego mia madre di picchiarmi se mai ricominciassi a farmi male, dico a me stessa che non le vorrò mai più bene se non mettiamo un punto a questa storia.

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