martedì 4 ottobre 2016

Non si può fare un edificio con il compensato

Sto evitando l'argomento.
Non perché non ne voglia parlare, non perché senta il bisogno di parlarne e non ci riesco. Semplicemente, non ne ho parlato ancora perché ho fatto l'abitudine, per fortuna.
C'è stato un periodo in cui ho tartassato di ''cambiamenti'' chiunque leggesse e quel periodo è ritornato qui da me. Forse per una seconda alleanza, forse per una nuova lega anti-me, non l'ho ancora capito.
Son dimagrita 4,300 Kg in ventidue giorni. Buon risultato, se prendiamo in considerazione anche le mille altre complicazioni. Son soddisfatta, spero di continuare così come sto facendo.
Ma ho tolto peso e triplicato il bagaglio sulle mie spalle. E a volte questo peso si fa sentire. Non perché mi dia fastidio, non perché sia troppo pesante. Pesa perché sono fondamentalmente quel tipo di persona a cui pesa ogni cosa.
E se mi pesassero gli altri, se mi pesasse un qualcosa che posso risolvere da me, sarei più propositiva. Ma soprattutto, sarei più positiva.
So che i miei difetti pesano a chi mi sta intorno. E so che pesano ogni secondo, ogni millisecondo, anche a me.
Apatica, fredda, insicura.
Sono questo.
E sentirselo dire ha convinto addirittura me stessa, la me stessa che ragiona sempre e comunque di testa sua, che si mette in qualsiasi casino pur di fare come pensa sia meglio.
Più cerco di non farlo pesare a chi mi vuole bene, più pesa. Più ignoro quei tre aggettivi del cazzo e più me li nominano a mo di polisindeto: ''Sei apatica, fredda, stronza, insicura, glaciale''.
E' una cadenza che mi si scrive addosso di sera e di mattina, mentre scrivo e mentre leggo, è una cadenza che strappa ogni pretesa.
E mi dico:''Ancorati, rimettiti in fila'', ma i miei piedi camminano da soli. 

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