sabato 20 agosto 2016

Anche no

Il sabato era una sfilata di moda. Ci facevamo il giro lungo e la campanella suonava alle otto, precisa.
Mettevo il rossetto e jeans stretti solo il sabato, perché all'una venivi tu fuori scuola col motorino.
Non venivi mai per me, salutavi tutte - anche i lampioni - ma non salutavi mai me. Però mi guardavi, spesso.
Ed io lo sapevo e mi facevo guardare di proposito. Ridevo, camminavo come fossi donna e invece ero solo una bambina. Volevo fare l'oca, volevo sembrarti stupida, perché solo così probabilmente avrei attirato la tua attenzione.
Avevo tredici anni, tu diciassette o forse sedici, non ricordo bene. Ci facevamo il giro lungo per strade che sapevo percorrevi sempre, ogni volta che andavi da qualche parte. Rotonda, spiazzale della chiesa, le Madonnelle, metà corso Vittorio Emanuele.
Non sapevi quale fosse il mio nome ma io sì. Conoscevo il tuo nome, il tuo cognome, le persone con cui uscivi, le persone che facevano parte della tua famiglia, la scuola in cui sei andato fino alla qualifica.
Non ti ho mai inviato la richiesta d'amicizia su facebook perché pensavo dovessi rimanere un mistero per te. Mi dovevi guardare e dovevi sperare che qualche santo ti dicesse come mi chiamavo, quanti anni avevo, chi ero.
In terza media, non di sabato - me lo ricordo bene - mi chiedesti di venire a fare un giro in motorino con te. Le mie amiche, saltellanti e contentissime, si dileguarono come si dileguano i colombi dopo un calcio all'aria.
Non ci venni in motorino con te, non mi chiedesti quale fosse il mio nome, ma mi dicesti che ti avrebbe fatto piacere scambiare due parole un sabato sera.
Quel sabato sera non arrivò mai. Ti rividi due anni dopo che vendevi il fumo in piazzetta e ti ho rivisto mercoledì, mentre aspettavo il treno per andare a Napoli.
- A che ora il prossimo? Alle due? Uaaaaaaaaaa, ma che stai dicendo.
E' così che hai approcciato con me dopo tutto quel tempo. Ti ho detto che sì, era proprio così. Io avevo perso il treno e stavo pensando di andare a Caserta per prenderne un altro, così da non dover aspettare tre ore.
Mi hai fatto compagnia. Ti sei seduto accanto a me, come fa caldo oggi, hai da accendere, in che zona abiti, ma prendi il treno per andare a lavoro.
Poi all'improvviso ti sei alzato, hai camminato avanti e indietro e poi con l'indice puntato contro di me, me lo hai detto.
- Io ho capito chi sei! Tu sei quella che non voleva venire con me. Tu sei quell'antipatica delle scuole medie!
E io ridendo te l'ho detto che non sono antipatica, eri tu ad approcciare male.
Mi hai detto che sono carina, mi hai chiesto quanti anni ho adesso e poi, mi hai chiesto:''Ma come ti chiami?''.
Ed io, ho mentito. Mi chiamo Veronica.
Non mi troverai mai su facebook.

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