sabato 7 novembre 2015

Svigorirsi



Sbiadisco 
nei tuoi ricordi
e nella tua quotidianità
mentre tu continui a scrivermi dentro
come un pennarello nero.
Nero marchiato di esasperazione 
nero di un'importanza che opprime il blu dei giorni miei
rendendomi stranamente insofferente.
Come se non esistessi
come se non fossi mai esistita.
Sbiadisco 
come il tatuaggio 
sulla pelle di un anziano latitante
che corre senza mai guardarsi indietro
senza mai ricordarsi dei delitti e dei castighi 
delle condanne e degli interrogatori in tribunale.
Sbiadisco 
oppure sono già sbiadita?
Ti ricordi almeno il colore degli occhi miei
o sono già diventata la polo scolorita nella lavatrice dei ricordi tuoi?
Magari mi butterai. 
Magari mi getterai via senza nemmeno pensarci
e che ne sarà mai di me?
Sbiadisco piano piano
mi dicono
ma io mi sento già priva di ogni colore.
Mi sento già grigia
priva di qualsiasi sfumatura lontanamente paragonabile alla splendida versione che dai di te.
La luce batte sopra il mio capo
e il rosso dei miei capelli sembra più rosso che mai 
e il verde degli occhi miei è più chiaro del solito 
e affogo nel mio riflesso
che maschera il grigiore dell'umore mio 
e affogo nelle mie stesse lacrime
che quasi non si vedono
che solcano ogni centimetro del mio viso
che sa così tanto di te.
Mi osservo. 
Scosto i capelli di lato 
e mi sembra di sentirle le tue labbra sul mio collo.
Quel rosso è ripugnante.
E quel verde riflette troppe cose. 
Dieci passi indietro.
Inumidisco la manica della felpa 
asciugandomi il viso
e poi capisco.
Sono seta.
Seta cenerina 
e se non saranno le tue dita ad accarezzarmi la mattina 
quando fuori fa freddo e mi sembra di esser tutt'uno col cielo
lo faranno le mie dita ruvide, stropicciate, infreddolite
che impareranno ad amarmi 
tanto quanto mi hanno amato le tue 
che impareranno a conoscermi 
ad accarezzarmi l'anima quando inizia a farsi più scura.
Fino a diventare nera. 

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