domenica 15 novembre 2015

Signorilità

''Get off my mind, give back my heart, and get the fuck away from me''.

E' un tormento.
Un continuo calvario.
Tutti i giorni la stessa croce.
E spesso mi chiedo ''ma perché?''.
E il perché non c'è.
E spesso mi dico che la colpa è mia.
Ma poi ti osservo e mi dico che sì, sei mostruosamente infame.
E quindi me ne convinco ogni secondo di più: la colpa è tua.
E tua la colpa, tua la punizione.
Mio il calvario, mia la vittoria.
Io mi limito all'osservazione, alla deduzione.
Mi limito ai cazzi miei.
E a te non resta che sopperire, che bruciare mentre ti guardo morire per le tue stesse puttanate.
Come Nerone con la sua Roma.
Sei una persecuzione.
Un supplizio.
Un'assillante bruciore all'altezza del petto che divampa in fuoco ad ogni metro che ci avvicina.
E non ti resta che scappare, mi dici.
Correre quanto più lontano da me e da quello che ti ho fatto diventare.
E se ti dicessi che in questo morboso gioco che è l'amore a scappare devi esser tu, questa volta?
Più ti guardo e più mi assale il desiderio di sbranarti.
Di ingoiare ogni parte del tuo essere.
Di dilaniarti l'anima e squartarti senza alcuna pietà.
Come Crono coi suoi figli.
Più ti guardo e più ti odio.
Serbo più rancori che gioie.
E mi hai uccisa come fa un cacciatore con un cervo.
E hai venduto la mia forza come si vende il fumo: di nascosto, non mostrandomi quello che era in realtà il tuo scopo.
Mi hai venduta come si vendono le puttane.
Mi hai schiacciata come si schiacciano gli scarafaggi nelle cantine.
E adesso che strisci sotto i miei piedi non ho la cattiveria di calpestarti.
Ma ho almeno tre grammi di vendetta che mi danno il potere di scostarti dalla mia strada col piede destro.
Come fanno i passanti sul corso Resistenza quando devono togliersi dai piedi le bottiglie di birra lasciate lì il giorno prima.


Nessun commento:

Posta un commento