mercoledì 12 ottobre 2016

Le cose migliori si fanno da soli?

C'entra poco, ma sono fortemente colpita. 

Essere soli è una condizione che pesa solo quando non si è in pace con se stessi.
Aggrapparsi a qualcuno o qualcosa, significa cercare in silenzio un pretesto che ci distragga da quella cosa che ci assilla e non vuole essere ignorata.
Chi sa stare con se stesso, sa piegare le ginocchia quando serve e soprattutto, sa essere la forza motrice di chi ignora questo qualcosa che blocca il marchingegno che è la nostra ''coscienza''.
Quando parlo di queste cose non so se riferirmi a una cosa chiamata ''anima'', una cosa chiamata ''cuore'' o intercalanti del genere. Mi sembra assurdo ricorrere anche alla parola marchingegno, mo' che ci penso.
La filosofia è piena di queste considerazioni, l'anima è cuore o cervello? L'anima è fusione o coscienza o sintesi della morale? In un tema in prima superiore scrissi che l'anima, probabilmente, è un qualcosa che esiste e non può essere spiegato, un qualcosa che è noi (non in noi) ed è quindi banale cercar di capire dov'è che risiede, in riferimento a un testo che leggemmo in classe. La professoressa C. mi mise sotto pressione.
- Espò, è un qualcosa? L'anima è un qualcosa? Devi correggerlo.
Non l'ho mai corretto. Mi ci applicai, mi ci fissai, ma non riuscii mai a correggerlo. Probabilmente, in qualche archivio del mio liceo, in qualche cassetto, in qualche cartellina, su qualche spilletta a righe c'è ancora scritto che l'anima è un qualcosa.
L'anima cos'è?
Cos'è che ci fa avvampare e cos'è che ci raggela? Qualche presocratico scrisse che avviene il tutto tramite sensazione. Ciò che è fuori viene attratto da ciò che è dentro e il nostro corpo reagisce. Tutto troppo astratto, tutto troppo ''empirico'' per soddisfare questa mia richiesta pratica.
Qualunque cosa sia, la mia anima non è in pace col mio corpo.
La mia essenza, non è agiata nelle cose che dico o che faccio, per nulla.
Chi ha un conto in sospeso con se stesso è riconoscibile fra mille: o si costringe a stare solo dimenticandosi di stare addirittura con se stesso oppure fa di tutto pur di dimenticarsi che quando tornerà a casa la sera sarà solo con quello che di giorno non è riflesso negli specchi della nostra coscienza.
Chi non ha alcun conto in sospeso, chi gli atti da firmare non li sa ancora leggere, chi non può arrendersi a se stesso perché non sa neppure cosa sia successo è un po' meno riconoscibile: ''ok'', ''sì'', ''uhm uhm'', ''va bene'', ''ok''.


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