domenica 10 aprile 2016

Aquila reale

E me ne andrei più lontano di quanto sono capace
correrei senza scarpe su una lastra di vetro sfregiata, pur di andarmene da qua.
Correrei per ogni campo, ogni prato e ogni strada
e anche se mi facessero male i piedi e anche se mi pregassero di restare o rimanere ancora un po'
io continuerei a correre, più veloce di prima.
Non m'interessa del fiato che manca
correrei a prescindere, come se fosse la maratona decisiva.
La corsa che posso vincere da sola, il premio che riscuoto in onore
o in disprezzo
di ciò che mi ha fatto correre.
Se non arrivassi prima, morirei.
Se non vincessi adesso, non vincerei nient'altro.
Se mi accasciassi adesso, su questa strada cocente
passerei il resto dei miei giorni distesa senza forze su ogni strada ed ogni letto
per ogni mio fallire e per ogni mio rinunciare
per ogni mio morire e per ogni mio finger di essere viva.

E ad ogni fosso e ad ogni ostacolo semplicemente salterei
e non sarebbe più correre e basta.
Sarebbe viaggiare, vivere, godersi il tempo
il sole, l'aria che mi sposta i capelli e sarebbe godersi il brivido dell'avventura.
Ogni sfida è un viaggio. Ogni maratona è un cammino.
E ogni mia consapevolezza, ogni mio coscienzioso limite
è il mio tentare di vincere.

Nessun commento:

Posta un commento