domenica 2 luglio 2017

armonia e caos

(non ho le palle di rileggere)

Sono giorni, giorni tremendi. Giorni in cui non tollero la mia voce che si muove dentro di me per parlare con gli altri.Giorni in cui non tollero la presenza di nessuno.
Certe volte, improvvisamente, mi estraneo. Mi tiro fuori dalla realtà. Certe volte, improvvisamente cambio.
Mi trasformo in una persona che ho conosciuto tempo fa, quando credevo che non esistere mi avrebbe aiutato a non soffrire più di tanto. Mi trasformo in una persona con cui ho smesso di avere a che fare da un po'. Non ho più dimestichezza con questo lato di me stessa che odio, odio profondamente, eppure è necessario, per come mi sento adesso.
Non sbuffo, sospiro. Non parlo, ma neppure gesticolo, mi esprimo con gli occhi, mi faccio capire.
Non mi va di parlare. Non mi va di ridere. Non mi va di stare con gli altri, perché non c'è un minuto in cui non mi risulti difficile seguire certi discorsi. Perdo il filo, inciampo sui miei pensieri, e ppuff ... non penso più a niente. Un minuto prima nella mia mente il putiferio, un minuto dopo non c'è nulla che sappia dire. Me le hanno dette di tutti i colori.
Non sai mai che dire, è sempre tutto a posto, non ci dobbiamo mai preoccupare, non c'è nulla che non va. Mi dicono che so dire questo. E io lo odio perché non sono scuse, è solo quello che c'è nella mia mente quando gli altri mi parlano: niente. Vado in crisi. Non so che dire, ma non lo recepisco come un problema, non lo avverto come un qualcosa di ''pericoloso''. Diventa un problema per me quando gli altri mi pongono la questione come un problema, ma non tanto per la cosa in sé, ma perché è un problema che gli altri pensino che io sia un problema. Perciò non si devono preoccupare, perché se si preoccupano per me è solo più difficile, è solo più impegnativo sopportarlo. Non c'è nulla che non va, sì, questa è una bugia.
E' una bugia perché non è vero che non c'è nulla che non va. Mi sento strana, ho l'assillante preoccupazione che questo senso di strano permanga per me molto tempo ancora.
Rido, esco, socializzo, faccio la simpatica, trucco, tacchi, orecchini super giganti, ego pompato e sicurezza che tramuta in sicurezza nei gesti, nei movimenti, negli atteggiamenti. Rimorchio, mi faccio corteggiare, esco, rido, ballo, bevo, sembra che tutto vada come deve andare. Mi svago e sto bene. Poi dopo pochi giorni, dopo poche ore, dopo poche settimane, qualcosa torna a turbarmi.
Senza motivo. Senza causa. Senza accidente che venga a interrompere il mio buonumore. Senza un lampo o tuono che annunci il temporale.
Così, all'improvviso, mi chiudo in casa, ascolto le stesse canzoni, scrivo, disinstallo whatsapp, disattivo la sim, nessuno può parlarmi, nessuno può cercarmi, nessuno può venire a togliermi da questo profondo stato di distacco dalla realtà, dalla comitiva, dalla famiglia, da me.
Tutto il giorno sul letto, esco per una corsa, butto giù qualcosa, e se mi chiedete cosa penso io non lo so. Io non lo so.
Non lo so.

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