domenica 2 dicembre 2018

In saecula saeculorum

Anche la pelle cancella i segni che ti hanno lasciato e diventa nuova: pura.
Eraclito lo aveva predetto: Panta réi.
Pirandello lo aveva attestato. Siamo fiumi in piena e non ci bagniamo mai con la stessa acqua. Dentro di noi non scorre mai lo stesso sangue. Non possiamo essere come siamo in eterno.
La natura umana gioca brutti scherzi: anni a convincerti di essere ciò che sei e scopri che non sei chi credevi di essere. Guardi le tue mani, i tuoi occhi, l'espressione che assumi quando ridi o quando piangi e diventi cosciente di non essere ciò che ricordavi, di non essere ciò che speravi.
La forma umana è duttile e tu sei malleabile come plastilina e s'insinua in te un pensiero: chi è l'ingegnere di questa linea del tempo, chi è che fa del mio essere una serie di corrispondenze e subordinazioni?
Ognuno è artefice del proprio destino.
Ma non l'ho chiesto io di cambiare rotta, non l'ho chiesto io di cambiarmi dentro.
E seppur l'avessi chiesto, io non me ne ricordo.
Questi sono gli anni del mio Medioevo e non ho fatto domanda né per il disordine, né per il dubbio, né per la paura.
Qualcuno mi ha buttata in questo assillante pensiero di non essere come dovrei, di essermi allontanata da me, dalla matrice che mi ha generata.
Ma un seme non cresce mai lontano dal suo albero e questo seme è nero. Nero nella sua sfumatura più scura.
E alla fine capisci che ciò che sei è il prodotto di quello che hai nascosto, di quello che hai celato, di quello che hai ignorato, di quello che hai ricostruito e modificato nel tuo inconscio per poter vivere questa vita. Questa merda di vita.

1 commento: