venerdì 9 novembre 2018

Via d'uscita



Sono arrivata ad un punto mediano tra l'assoluta certezza e la disarmante incertezza.
L'uomo quando non si riconosce più nel suo essere, nelle sue maschere, nei vestiti che indossa, nelle cose che dice e in quelle che fa, crede di essersi perso. Ed è esattamente come mi sento io.
Perdersi significa perdere l'orientamento. E perdere l'orientamento significa pensare di non avere la giusta percezione delle cose. Non avere la giusta percezione delle cose porta l'uomo ad un bivio: o ci si appoggia alla sensibilità, quella più primitiva che è in noi, e ci si abbandona a cose fatte senza criterio; o ci si fossilizza su pensieri dai quali non si riesce ad uscire.
Io credo di rientrare in quelli che scelgono - inconsapevolmente - di tirare avanti così come la vita viene, di continuare ad agire non perché convinta delle mie azioni, ma perché dell'idea che sia necessario farlo. Ed è sul serio così? E' necessario agire, in qualunque contesto si parli? L'uomo può permettersi una pausa?
No. 
Nel momento in cui ti guardi allo specchio e vedi tutto ciò che non avresti mai immaginato di vedere, la tua mente è in corsa verso l'uscita. E nella frenesia di venirne fuori, nel furore di quell'immagine riflessa che rivedi ogni secondo davanti agli occhi, non puoi che scappare. A gambe levate, più veloce della luce. Non puoi che convincerti che è tutto sogno. Ma all'improvviso, il suono della verità ti assorda le orecchie e nel profondo di te stesso sapevi che prima o poi sarebbe successo.
Non mi sento più io. Non riconosco quella che vedo nello specchio. Non vedo più me in ciò che scrivo, non vedo più me nel mio modo di far parte di questo grande, grandissimo mondo.
Sono passati mesi, mesi in cui il pensiero di aver perso il seme più pulito, più puro, più forte della mia anima mi ha tenuta in allerta, in ansia, in agitazione. In costante ... inquietudine.
La parte più sporca di questo gioco malato è che una volta che ti sei abbandonato a certi stimoli, non riesci più a farne a meno. E certi stimoli diventano vizi. E i vizi diventano fissazioni. Ed anche i vizi finiscono per diventare un problema, un problema ancora più grande del problema in sé: perché prima di ritornare in te, devi liberarti di quello che ha creato l'immagine distopica che hai di te.
Perché per sentirti puro, trasparente, in comunione con te stesso, devi liberarti di quello che ti fa sentire sporco. Così come la sensibilità fallace ti ha portato da farfalla a bruco, così la ragione e l'ordine devono aiutarti a compiere una seconda metamorfosi. Quella che ti riporterà nell'equilibrio che hai perso e che rivuoi per te.
Facile a dirsi.
Ma a farsi?

2 commenti:

  1. te lo devo dire..la tua maturità è sorprendente!!
    io alla tua età non avevo questa capacità introspettiva!!
    tanti errori li avrei evitati..
    sfrutta questa tua ricercatezza per andare avanti..sempre e comunque..il senso arriverà.
    hai ragione.non c'è posto per la pausa.
    tu non smettere mai di analizzarti.non può che andare meglio.credimi.ti riconoscerai.e ti ritroverai.
    spesso dobbiamo perderci per arrivare alla vera essenza di sè.
    ti abbraccio forte

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    1. Hai ragione. Perdersi delle volte è solo l'incentivo per ritrovarsi. Dovrei ripetermelo più spesso.
      Ti ringrazio tanto, davvero.
      Alla fine dei conti non può piovere per sempre.

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